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Christina Steinbrecher-Pfandt racconta viennacontemporary

viennacontemporary, con la direzione artistica di Christina Steinbrecher-Pfandt e con la direzione manageriale di Renger van den Heuvel, si è conclusa con un buon successo di vendite e di pubblico (30.863 visitatori). Alla fiera, dedicata in massima parte a un dialogo con l’Europa dell’Est, hanno partecipato  quattro gallerie italiane: Alessandro Casciaro da Bolzano, Doris Ghetta da Ortisei, Private View da Torino, Michela Rizzo da Venezia, con proposte eterogenee e con un numero esiguo di autori italiani. Ricordiamo in particolare  Antonello Viola da Alessandro Casciaro (con opere liriche ed evocative) e Silvano Tessarollo da Michela Rizzo (con opere ironiche e “fumettistiche”).

Di viennacontemporary ne parliamo con Christina Steinbrecher-Pfandt.

Come è iniziato il progetto di viennacontemporary?
Nel 2012 ottenemmo da Reed Exhibitions l’incarico di organizzare la fiera. Dopo tre anni, nel 2015 trovando difficoltà nel fissare una data in accordo con Reed Exhibitions, decidemmo in autonomia di cambiare sede della manifestazione spostandoci a Marx Halle. A seguito della difficoltà incontrata per l’acquisto del marchio ne creammo uno nuovo:  viennacontemporary. L’idea fondante del progetto è stato di creare una fiera caratterizzata da uno sguardo particolare rivolto all’Europa dell’Est.

Quali sono i risultati positivi di viennacontemporary se paragoniamo questa fiera ad altre realtà europee, come Frieze o Art Basel?
Siamo una fiera specialistica che ha l’ambizione di offrire ai nostri nostri visitatori la possibilità di approfondire, per mezzo di visite guidate, la cultura visiva dei paesi dell’Est.

Perché il Marx Halle può essere considerato un luogo idoneo per una fiera d’arte?
È una bellissima struttura metallica a guisa di “palais”, con soffitto alto e molta luce naturale che entra dalle grandi finestre.

Può darci alcune indicazioni riguardo all’edizione del 2018?
Abbiamo avviato una stupefacente ZONE1 (curatrice Victoria Dejaco) con artisti austriaci under 40 e una convincente sezione nella quale si indaga il panorama internazionale. L’edizione di quest’anno presenta artisti capaci di indagare la quotidianità, il contesto politico e le condizioni umane e materiali. Inoltre, con Armenia Focus (organizzazione Armenia Art Foundation; curatrice Sona Stepanyan; artisti: Ayreen Anastas & Rene Gabri, Mher Azatyan, Arman Grigoryan, Piruza Khalapyan, Rebecca Topakian, Mika Vatinyan), ci siamo spinti  davvero lontano per svelare una scena artistica degna del massimo interesse. Quest’anno l’Armenia ha vissuto una rivoluzione pacifica e gli artisti avvertono la necessità di esibire il loro lavoro internazionalmente.

Quante gallerie hanno partecipato all’edizione di quest’anno?
Centodiciotto tra gallerie e istituzioni provenienti da ventisette paesi.

Quale è la sua opinione sulla limitata partecipazione delle gallerie italiane?
Stiamo lavorando per gettare le basi di nuovi e significativi rapporti, ma tutto ciò richiede del tempo.

Qualche anticipazione riguardo l’edizione del 2019?
Posso anticipare le date delle prossime quattro edizioni di viennacontemporary: 26-29 settembre 2019, 24-27 settembre 2020, 23-26 settembre 2021, 22-25 settembre 2022.

Elisabetta Bacci

Christina Steinbrecher-Pfandt, ph A. Murashkin, courtesy viennacontemporary

Fair view, ph Niko Havranek, courtesy viennacontemporary

Fair view (Six ways from Sunday makes for a full week, 2018, work of Alexander Viscio, Galerie Michaela Stock), ph Niko Havranek, courtesy viennacontemporary


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