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Ilia Da Lozzo: la fotografa dell’anima

Ilia Da Lozzo: la fotografa dell’anima

Ribellione, ricerca e ricongiungimento con la propria identità. Sono questi i tre elementi inscindibili che fanno di Ilia Da Lozzo la fotografa dell’anima, una “ritrartista”, come lei stessa si definisce. Il percorso dell’artista pordenonese (Sacile, 1977), rappresentata da FineArtX (www.fineartx.com) e protagonista dell’intervista, nasce dall’estetica immaginifica instillata, goccia dopo goccia, in un’Ilia bambina, dedita a eternare visioni, sguardi e corpi liberati poi, da un’Ilia più matura, posta dietro l’obiettivo fotografico. Nelle sue opere si fondono ritratti viscerali, composti da narrazioni inconsce che svelano i molteplici labirinti interiori della dimensione umana, nei quali ci si può perdere o ritrovare attraverso rappresentazioni semplici, prive di arzigogolati panneggi strutturali.

Ilia Da Lozzo

Antonella Buttazzo: Quando hai compreso che l’arte era la chiave che ti avrebbe “liberata” da quel mondo che ti ha tenuta lontana da quella stessa arte che oggi è diventata il tuo lavoro?
Ilia Da Lozzo: Ho iniziato a scattare a cinque anni, quando ero “rinchiusa” in un collegio religioso. Scattavo tante immagini nella mia mente, di tutto quello che ritenevo importante, bello, brutto o che semplicemente mi piaceva o non mi piaceva. Non sempre scattavo ciò che era reale. A volte scattavo ciò che la mia fantasia voleva vedere. Non sapevo il significato di tutto questo e se ne avesse uno, perché per scattare, nel senso comune, serve la macchina fotografica. Ma io avevo tante immagini nella mia mente. Ho sempre tenuto tutto per me perché ero una bambina solitaria e in pochi si avvicinavano a me, perché mi consideravano strana, non adatta, non capace, sognatrice, visionaria. Tutt’oggi è così, prima dello scatto finale con la macchina fotografica, l’immagine compare nitida nella mia mente e, nel momento esatto in cui vedo l’immagine, è come se non ci fossi, come se fossi assente, persa, tutto attorno per me sparisce: entro in uno stato di concentrazione che fa sembrare al mondo che io risulti assente.

Ilia Da Lozzo, The crow’s wing, 60 x 80 cm, 2022, courtesy the artist and FineArtX

Ho trovato molto interessante il soprannome che ti è stato dato: Ritrartista. Quale significato si cela dietro a questo epiteto, che potrebbe ricordare, a tratti, il Mr Gwyn di Alessandro Baricco?
In realtà non me lo hanno dato, me lo sono attribuito io. Non mi sento una vera e propria fotografa, o meglio, non mi sento solo una fotografa. Io racconto storie di vita e cerco di farlo in modo artistico perché non so usare i programmi di editing (uso solo Lightroom base e a volte qualche filigrana) per abbellire l’immagine e, quindi, lo faccio usando e creando qualcosa di manuale, di reale. Io vedo delle opere d’arte in ogni storia. Ho sempre fatto così nella vita. Abbellisco tutto con la fantasia e con l’arte, creando un mondo che, anche se a volte doloroso, è bello. Non voglio togliere il dolore, la sofferenza, la durezza della vita perché ne sono l’essenza tanto quanto la gioia, l’allegria e la spensieratezza. Voglio solo abbellire la vita perché è con la bellezza che si salverà il mondo. Cerco di cogliere l’essenza di ogni storia della persona, elaborando un percorso adatto e mirato solo per lei, pertanto, non esisteranno mai due fotografie uguali. Questo mi porta a vedere ognuno come se fosse un’opera d’arte unica e irripetibile. Quindi possiamo definire Ilia unica nel suo genere in un mondo 2.0, un “ritorno alle origini” per non dimenticare. È un azzardo, se vogliamo, non utilizzare i programmi di editing, ma sono convinta che la bellezza non sia artificiale bensì reale ed ecco perché, la mia fotografia è così potente e intensa.

Ilia Da Lozzo, Stopped time, 60 x 80 cm, 2023, courtesy the artist and FineArtX

E, quindi, qual è il fine della tua arte?
Mi piace molto questa domanda. Il fine della mia arte è mostrare il bello di ognuno di noi attraverso la storia di vita che abbiamo percorso, anche se questa è stata dura e poco gentile, perché le nostre esperienze ci rendono belli, veri, reali, forti. E cerco di farlo con uno scatto delicato, elegante, artistico. Venire da me per un servizio significa affrontare un percorso che si compie insieme, e lo scatto finale è solo il risultato di questo percorso. Ed ecco che qui nasce la foto-terapia. Il bello della mia fotografia è che chiunque ci si può riconoscere, non identificare, ma proprio riconoscere in quanto imperfetto come, in fondo, è l’essere umano. L’umanità ha bisogno di qualcosa in cui riconoscersi, ma soprattutto qualcosa che si possa raggiungere. Ed ecco che l’imperfezione, a volte voluta e cercata, ci rende tutti umani e non dei “2.0”. Vedersi perfetti non è la soluzione alle frustrazioni della vita, mentre vedersi belli sì.

Ilia Da Lozzo, Broken flight, 60 x 80 cm, 2022, courtesy the artist and FineArtX

Perché la scelta di esprimere la tua vena artistica è ricaduta sulla fotografia?
Diciamo che è stata la fotografia a scegliermi. Io l’ho respinta, negata, non accettata in più occasioni, ma alla fine ho ceduto al suo corteggiamento perché è stata tenace e non mi ha mai lasciata sola, anche quando pensavo fosse sparita. Non ha mai insistito, non è mai stata cattiva e arrogante, ha saputo aspettare perché sapeva che ci sarei arrivata al momento giusto, anche se fino a ora ho sempre avuto paura di non esserne all’altezza.

Ilia Da Lozzo, My moodful way, 90 x 60 cm, courtesy the artist and FineArtX

Com’è il tuo rapporto con il pubblico? Come reagisce la gente alle tue opere fotografiche?
A questa domanda vorrei lasciar rispondere con i commenti di alcuni visitatori: “Mi sono dovuto sedere. Sei meglio di uno spettacolo”; “Brava Ilia sei sempre stata una persona fuori dal comune… Originale … Esattamente come il tuo talento… Continua a essere fiduciosa e determinata e non potrai che raggiungere tutti i tuoi obiettivi”; “Sei una GRANDE E MERAVIGLIOSA persona e meriti solo il meglio”; “Spettacolare! Mi piace davvero tantissimo. Sono felice per il tuo successo e sono fiera di poter dire: io conosco Ilia. Non mollare MAI”; “La tua empatia, il tuo buon animo, il sorriso alla vita nonostante tutto, la caparbietà, hanno fatto di te un’artista di cuore. È questo che ti contraddistingue”; “Non mollare, hai tutta la mia stima”; “Ti meriti tutto quello che stai raccogliendo perché sei bravissima”; “Ti auguro di migliorare il mondo con le tue foto”. Da me l’impossibile diventa possibile. La gente si riconosce nella mia fotografia perché è reale, vera, intensa, senza elaborazioni o realtà digitali-virtuali che per quanto belle, non sono vere. Il mondo ha bisogno di tornare un po’ alla realtà che, anche se non perfetta, è quella che ci fa stare bene e che ci rende esseri umani.

Info:

www.fineartx.com/autore/ilia-da-lozzo


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