Imi Knoebel. Pittura Colore Spazio

La mostra “Pittura Colore Spazio” di Imi Knoebel sembra essere il nuovo tassello dell’interesse di Dep Art Gallery per artisti tedeschi che lavorano in ambito minimalista, come Regine Schumann e Wolfram Ullrich.

Ne parliamo con Antonio Addamiano, titolare della galleria Dep Art per capire come è nata la volontà di portare in scena questo pittore.

Imi Knoebel è, da sempre, un artista verso cui nutro un profondo interesse e stima. Il suo linguaggio unico, il suo modo di porsi nei confronti dell’opera e di farla vivere appieno nello spazio in cui è posta non possono che essere elementi importanti che restituiscono, almeno in parte, la centralità di un artista come Knoebel all’interno dell’arte contemporanea. Del resto, la sua notorietà non è casuale: si è reso protagonista, in decenni di carriera, di mostre e progetti che l’hanno reso uno dei capisaldi del minimalismo e del costruttivismo a livello internazionale, e credo sia molto interessante notare quanti, consciamente o meno, non possano fare altro che “attraversarlo”, ponendosi in stretto dialogo con lui, con le sue forme e i suoi interventi cromatici. È un artista dalla qualità eccelsa, che ha saputo trasformarsi negli anni, restando però sempre fedele a sé stesso, alla sua pittura e alle radici in cui affonda la cultura di cui è divenuto uno dei massimi esponenti.

Ora ci interfacciamo con Giorgio Verzotti, curatore della mostra. Imi Knoebel si è formato presso la scuola di Düsseldorf e la sua impronta rigorosa è preponderante in tutte le opere più mature; ma c’è sempre un elemento “di disturbo” o, meglio, uno svelamento, una “imprecisione” voluta e studiata dall’artista che mostra il mezzo. Crede che in qualche modo aver avuto Joseph Beuys come maestro abbia un peso su questa scelta? E poi, ci può parlare della presenza dell’amico Imi Giese all’interno di questa mostra?

Il legame che unisce Joseph Beuys a Imi Knoebel non può che essere lampante per fattori che trascendono la mera biografia. Knoebel fu allievo, negli anni della Kunstakademie di Düsseldorf, di Beuys, ma è altrettanto importante ricordare il forte senso d’innovazione, cambiamento e le conversazioni che ogni pratica artistica dell’epoca sottendeva. Era un periodo di forte messa in discussione, di volontà di sperimentare e di trovare una propria forma d’arte che riuscisse a rappresentare appieno non soltanto ciò che ci si porta appresso ma pure le complesse dinamiche di una società sempre più cosmopolita. Se si parla di arte come espressione di un’azione sociale, certo anche Knoebel ha intrapreso vie che non vanno dimenticate, tra tutte le vetrate della cattedrale di Reims e il ciclo Kinderstern, i cui ricavati sono stati devoluti ai bambini più bisognosi. Ovviamente c’è molto altro, ma per quanto riguarda la componente artistica, credo che Imi Knoebel non volti mai le spalle a nessuno dei maestri che l’hanno reso l’artista che è oggi e, come diversi artisti del suo tempo, pur restando fedele alla propria pratica artistica ha la capacità unica di inserire frammenti del proprio vissuto all’interno di opere che, all’apparenza, hanno tratti affilati e ben poco da “sussurrare”. Invece, camminando per la mostra, ci si rende conto di quanto le sue opere siano spesso espressione di una volontà di ricercare la meraviglia negli occhi di chi sa osservare. Credo che lo stesso valga per i cicli che dedica alle persone che hanno lasciato in lui un segno indelebile come uomo e, di conseguenza, in Imi Knoebel come artista. Anima Mundi, Lueb Go e Messerschnitt sono cicli che hanno assunto una valenza non solo artistica, ma anche personale per Knoebel. In particolare, con Imi Giese formò un sodalizio artistico unico, al punto che i due cominciarono a farsi chiamare “Imi und Imi”, soprannome che ancora oggi accompagna l’artista tedesco.

Come definirebbe l’influenza che Malevič ha avuto sul lavoro di Knoebel? E in quali tratti si denota secondo la sua opinione l’influenza del gruppo ZERO e più in particolare di Fontana, Manzoni e Klein nelle opere dell’autore?

Kazimir Malevič rappresenta senza ombra di dubbio uno dei suoi punti di riferimento, e come potrebbe essere altrimenti? Nelle opere dell’artista sovietico di origini polacche c’è già tutto: la forma, la presenza nello spazio, il minimalismo che contraddistinguerà l’evoluzione di Knoebel e di molti altri insieme a lui, che hanno saputo guardare in maniera critica al Suprematismo e al fenomeno delle avanguardie. Proprio questo porsi in relazione, unito alla volontà di riconoscersi nelle diverse espressioni dei propri contemporanei ha fatto sì che Imi Knoebel potesse relazionarsi con i grandi delle avanguardie del Secondo Novecento, omaggiandoli con espliciti e chiari riferimenti. Interessante, in ogni caso, resta il fatto che non si tratta di una mera influenza – poiché moltissimi furono influenzati da Lucio Fontana, Piero Manzoni e Yves Klein – bensì di una vera e propria autoaffermazione all’interno di una corrente più vasta, che porta con sé correlazioni e rimandi. Inoltre, in mostra sono presenti opere in rappresentanza di quasi ogni ciclo con cui Imi Knoebel si è messo in discussione, negli ultimi quarant’anni. È importante ricordare come Imi Knoebel dal 1968 è stato protagonista in contesti internazionali di altissimo prestigio (come testimoniano le partecipazioni a Documenta), con opere quali: Raum19 (1968), Schwarzes Kreus (1968), 250.000 Zeichnungen (1969-1973/5) e Projektion 3 (1968-1971).

Lucrezia Costa

Info:

Imi Knoebel, Pittura Colore Spazio
7/10/ 2021 – 15/01/2022
Dep Art Gallery
via Comelico 40, Milano
02 3653 5620
https://www.depart.it/

Imi Knoebel, LUEB Go 1276w, 2013, acrylic on aluminium, 174 x 140 x 6,5 cm. Courtesy Dep Art Gallery, MilanoImi Knoebel, LUEB Go 1276w, 2013, acrylic on aluminium, 174 x 140 x 6,5 cm. Courtesy Dep Art Gallery, Milano

Imi Knoebel, Face 83 Ed., 2016, acrylic on plastic foil collage, 36 x 36 cm. Courtesy Dep Art Gallery, Milano

Imi Knoebel, vista parziale della mostra Pittura Colore Spazio da Dep Art Gallery. Courtesy Dep Art Gallery, Milano


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