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L’inno alla vita di Steve McCurry in mostra ...

L’inno alla vita di Steve McCurry in mostra per la prima volta in Veneto

È opera di Steve McCurry lo scatto che più d’ogni altro è divenuto simbolo del popolo afghano e delle difficoltà in cui versano donne e bambine: due occhi verdi e un velo rosso incorniciano il volto di una dodicenne immortalata dal fotografo nel 1984. Molti anni sono trascorsi dal celebre ritratto che ha fatto di Sharbat Gula, evacuata in Italia proprio in queste settimane per mettersi in salvo dai conflitti in Afghanistan, la “Monna Lisa” della fotografia contemporanea, tuttavia ancor oggi le immagini di Steve McCurry non hanno perso il loro fascino e seguitano nel richiamare il grande pubblico per ammirare da vicino il suo inconfondibile stile. Presentato per la prima volta in Veneto con Steve McCurry. Icons a cura di Biba Giacchetti e con l’organizzazione di Artika in collaborazione con SudEst57, il fotografo americano vanta una lunga carriera fatta di viaggi in tutto il Mondo. In mostra una selezione di 100 scatti, a partire dai viaggi degli anni ’80 fino ai più recenti degli anni Duemila, che si distribuisce nelle sale di Palazzo Sarcinelli a Conegliano, raccontando volti e momenti significativi di popoli, paesaggi e animali.

Nato a Philadelphia e formatosi in cinema e storia alla Pennsylania State University, Steve McCurry inizia un percorso da autodidatta come freelance in India, con alle spalle uno zaino e pochi rullini, e in mano un obiettivo che, durante la successiva permanenza in Pakistan, gli permetterà di immortalare la vita e i volti dei rifugiati dell’Afghanistan, mettendo il mondo intero faccia a faccia con culture e problematiche di popoli misconosciuti.

Le fotografie ci impressionano per immediatezza e umanità: un anziano che racchiude un giovane in un pacifico e tenero riposo (Afghanistan, 1980); un monaco buddista impegnato nello studio di testi sacri in compagnia di un gatto, nel monastero di Aranyaprathet (Thailandia, 1995); un ragazzo coperto da polveri colorate in occasione del Festival Holi per celebrare la rinascita interiore (India, 1996); un gruppo di monaci di un monastero Shaolin appesi a una trave metallica con grande destrezza e forza fisica e altrettanta serenità (Cina, 2004); una donna bengalese e il figlio si affacciano con sguardo curioso al finestrino di un treno, entrambi avvolti da abiti rossi così come il cremisi scuro del vagone (Bengala Occidentale, India, 1982). L’India, proprio Lei rappresenta la prima tappa dell’incredibile viaggio di questo artista, il principio di un percorso che lo vedrà scoprire numerose zone dell’Asia, fonte inestimabile di scatti, “perchè – come disse lo stesso McCurry – così come la luce che dà la vita, l’Asia, è una risorsa inesauribile”.

Riscopriamo in mostra memorie dal Tibet, Cina, Thailandia, India, Kashmir, Pakistan, Afghanistan, Nuova Guinea, Etiopia…Ogni immagine rappresenta per il visitatore una spedizione inaspettata verso angoli della Terra distanti, come la pagoda di Mingun, la Roccia d’oro di Myanmar in Birmania (imponente masso che si dice sia in equilibrio su una ciocca di capelli di Buddha) e il complesso monumentale di Angkor in Cambogia (oggi tra le mete turistiche più battute del paese). Le grandi fotografie diventano così finestre, che si aprono verso mete remote, da cui possiamo affacciarci accompagnati dallo sguardo attento di McCurry, che in ogni attimo e in ogni Paese è riuscito a cogliere l’umanità più vera. Sottolineando come ogni popolo, con le proprie tradizioni e sfaccettature, sappia far emozionare e riflettere, le immagini di Steve Mc Curry appaiono come un vero e proprio inno alla vita.

Paola Natalia Pepa

Info:

Steve McCurry. Icons
a cura di Biba Giacchetti
06/10/2021 – 13/02/2022
Palazzo Sarcinelli
Conegliano
mostre@artika.it – www.artika.it
+393518099706
Mostra organizzata da ARTIKA, prodotta da Sudest57, in collaborazione con il Comune di Conegliano

Steve McCurry, Rajasthan, India, 2009 © Steve McCurry

Steve McCurry, Sharbat Gula, Peshawar, Pakistan, 1984 © Steve McCurry


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