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Shilpa Gupta. Do not See Do not Hear Do not Speak ...

Shilpa Gupta. Do not See Do not Hear Do not Speak (again)

Da oltre due decenni Shilpa Gupta (Bombay, 1976. Vive e lavora a Mumbai) esplora le potenzialità interattive, partecipative e relazionali dell’arte. La sua pratica interdisciplinare e multimediale include video, siti web, oggetti manipolati, fotografie, suoni e performance pubbliche che sondano ed esaminano temi universali come desiderio, religione, tradizione, genere, capitalismo globale, ingiustizia sociale, sicurezza, confini e potere con l’intento di stimolare il coinvolgimento attivo dello spettatore a livello politico e culturale. L’artista ha mappato incessantemente i confini del potere sociale e psicologico nella vita pubblica e nella memoria in relazione agli apparati dello Stato repressivo, le ingannevoli forme di consenso popolare alimentate dai media e le seduzioni dell’omogeneità sociale. Interessata ai meccanismi della percezione e ai modi in cui trasmettiamo e capiamo le informazioni, si avvale di una grammatica visiva di natura concettuale in cui la scrittura si intreccia spesso con la televisione e il suo costante flusso di significati.

Molte delle sue opere sono senza titolo e vengono identificate dal testo stampato su di esse: che si tratti di banner, cartelli, mappe, definizioni, loghi, simboli o dati, il testo è parte integrante di come vediamo e comprendiamo ciò che ci circonda ed è quindi un materiale quotidiano e significante alla stessa stregua degli oggetti a cui si sovrappone. A volte, parte del testo è stampata con un carattere molto sottile, per cui lo spettatore deve avvicinarsi al lavoro e prendere coscienza dell’atto di guardare e registrare. Altre volte, il testo viene utilizzato per connotare un’immagine o un oggetto in modo da suggerire un’operazione di archiviazione. Attratta da come sono definiti gli oggetti, i luoghi, le persone e le esperienze, si chiede come queste definizioni vengono interpretate nei processi di classificazione, restrizione, censura e sicurezza.

Shilpa Gupta vuole comunicare – a livello transculturale – l’impatto delle forze dominanti sulle comunità locali e nazionali, stimolando una rivalutazione dell’identità e dello status sociale attraverso opere che spostano lo statuto primario dell’arte dall’oggetto-merce all’orchestrazione di esperienze partecipative. Come esempio emblematico di quest’attitudine citiamo la performance There is no explosive here (2007) in cui l’artista invitava gli spettatori di una sua mostra a passeggiare in uno spazio pubblico portando una borsa con impressa la frase ” qui non c’è esplosivo” per sfidare le ansie stereotipate dei nostri tempi in materia di sicurezza.

Nella mostra alla Galleria Continua (San Gimignano), l’artista rivisita la sua famosa serie fotografica Do not See Do not Hear Do not Speak (2006) creando una scultura in cui tre figure femminili si intrecciano in un girotondo, coprendosi l’un l’altra le bocche, le orecchie e gli occhi. L’opera si ispira al motto illustrato giapponese delle “tre scimmie sagge”: Mizaru, Kikazaru e Iwazaru che, rispettivamente si coprono occhi, orecchie e bocca per non vedere, sentire e parlare male. In precedenti lavori performativi e fotografici Gupta aveva messo in scena bambini e adulti che si tappavano a vicenda gli occhi, le bocche e le orecchie per suggerire che le società apparentemente mobilitate possono effettivamente produrre più paura e che nessuna vera libertà è garantita. Invece di facilitare la libera circolazione delle idee, i sistemi politici e tecnologici “avanzati” generano spesso più cliché culturali, guerre e terrore.

L’installazione alla galleria Continua prosegue questa indagine critica invitando a riflettere sui limiti della libertà di espressione e portando alla ribalta dell’attenzione internazionale la difficile congiuntura politica del suo Paese d’origine in cui le organizzazioni sono spesso soppresse a causa delle loro opinioni divergenti. “Spesso” dice l’artista “come sta accadendo in questo momento, le voci della verità causano disagio e vengono stroncate, tuttavia l’eco rimane e continua ad essere ascoltata”. E senza dubbio l’immediata espressività delle tre figure, la cui bellezza sembra richiamare le Tre Grazie di classica memoria mutilate alla base dal rudimentale cavalletto che sostituisce la parte inferiore dei loro corpi, è un potente monito a lottare per questo inalienabile diritto.

Il secondo lavoro che Shilpa Gupta presenta in questa mostra, Thought Inside a Thought (2017) è una scultura al neon circolare in cui le parole del titolo si susseguono senza soluzione di continuità. L’opera gioca con l’idea dell’intersoggettività e con il fatto che tutti i nostri pensieri provengono da dentro di noi ma non sono ancora completamente nostri: essi prendono forma nel subconscio in tempi e luoghi precisi, ma non coincidono mai completamente con il momento in cui emergono. Come afferma l’artista, “sono costantemente attratta dalla percezione, e quindi dalle definizioni, e dal modo in cui queste vengono forzate o addirittura trasgredite”. Anche qui la struttura dell’opera invita lo spettatore a partecipare attivamente ripetendo ad alta voce le parole che legge per introiettarle come se fossero un mantra e farsi condurre dalla loro suadente reiterazione nell’imperscrutabile alveo del pensiero colto nel suo farsi.

Info:

Shilpa Gupta
27 ottobre 2018 – 13 gennaio 2019
Galleria Continua
Via del Castello 11 San Gimignano (SI)

Shilpa Gupta, Untitled 2017-2018 polymer resin, wood 135 x 84 x 91,5 cm

Shilpa Gupta, Untitled 2017-2018 polymer resin, wood 135 x 84 x 91,5 cm

Shilpa Gupta, Thought Inside a Thought, 2017 neon diameter 183 cm

For all images Courtesy GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio


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