Studio Visit #12: Adelisa Selimbašić

Adelisa Selimbašić (Karlsruhe, 1996) è un’artista italo-bosniaca che ha studiato pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Sin dal 2021 vive a Milano, città in cui ha deciso di stabilirsi, quando la galleria IPERCUBO le ha proposto la sua prima personale, curata da Luca Zuccala e intitolata “Non ci incontreremo mai così giovani”. Appena tornata da una residenza a New York, l’artista ora sta lavorando alla sua seconda personale presso la suddetta galleria milanese: “Perché è così difficile dichiararsi”, che inaugurerà il prossimo 26 ottobre in corso di Porta Ticinese 87, a Milano.

Adelisa Selimbašić, ritratto, 2023

Ana Laura Esposito: In questo momento lavori alla tua prossima mostra. Chi cura questo progetto e quale rapporto hai instaurato con chi lo cura?
Adelisa Selimbašić: Devo dire che si tratta di un rapporto di sinergia assoluta che parte sin dalla concezione del progetto, la ricerca del titolo, l’allestimento dello spazio e ogni particolare fino al giorno dell’inaugurazione. In questo caso sto lavorando con Rossella Farinotti, che cura “Perché è così difficile dichiararsi?”, con la quale ho già collaborato in passato e che conosce il mio percorso. Una delle esperienze più interessanti che ho fatto con lei è il progetto dei murales alla Cittadella degli Archivi di Milano, dove Rossella mi ha invitato a confrontarmi con le particolarità di un muro all’interno di uno spazio pubblico, in contrasto con la tela, la pittura a olio e i pennelli, che come vedi qui sono dovunque intorno a me. Inoltre, questa è la mia seconda personale da IPERCUBO, galleria che ha creduto nel mio lavoro sin dall’inizio, quando ancora abitavo a Venezia, e quindi anche Gabriela Galati, curatrice della galleria, rimane una figura basilare in questo processo che ha portato alla realizzazione della mia prossima mostra.

Adelisa Selimbašić durante Murales Cittadella degli Archivi, Milano, 2021

Sei appena tornata da New York, dove sei stata per tre mesi. Cosa ti ha portata negli Stati Uniti?
Ho vinto una residenza presso la Fridman Gallery che si è poi conclusa con una mostra bipersonale insieme all’artista giapponese Azuki Furuya (Sapporo, 1989): “Beacon on the Bowery”. Questa esperienza mi ha inevitabilmente cambiato. Ero abituata a lavorare nel mio studio che condivido insieme ad altri artisti. Mi piace fare comunità, è qualcosa che mi appartiene e di cui il mio lavoro si nutre. Invece, quando sono stata in questo piccolo paese, Beacon, a un’ora da New York, dove si trova la residenza, ho condiviso lo studio soltanto con Azuki e ho provato spesso il sentimento della solitudine. Una solitudine di cui avevo bisogno e che mi ha portato a soffermarmi, osservare di più, persino ascoltare di più. Quando ti mancano le parole riesci comunque a trovare altri modi di comunicare. Infatti, con Azuki la difficoltà delle lingue ci ha portato a comunicare attraverso i disegni e i colori.

Adelisa Selimbašić, Caipiroska alla fragola, 2023. Olio su tela, 145×186 cm. Courtesy l’artista

Il tuo processo creativo si nutre quindi di momenti di condivisione e altri di solitudine?
Assolutamente sì, il mio processo creativo è un delicato equilibrio tra momenti di condivisione e momenti di solitudine. Entrambi gli aspetti giocano un ruolo fondamentale nel dare forma alle mie opere. Quando mi trovo nei momenti di solitudine, trovo la pace e la tranquillità necessarie per scavare in profondità. La solitudine mi permette di concentrarmi interamente sui miei istinti creativi, consentendomi di sperimentare e rischiare senza distrazioni esterne. D’altra parte, i momenti di condivisione sono altrettanto importanti. Impegnarmi con gli altri mi espone a prospettive e idee diverse. Attraverso le conversazioni e le interazioni, ottengo nuove conoscenze che spesso mettono in discussione le mie convinzioni e ampliano i miei orizzonti. Questi momenti di condivisione non solo mi ispirano, ma forniscono anche un feedback prezioso che mi aiuta dopo a rielaborare i nuovi stimoli. Ad esempio, durante la residenza con Azuki Furuya è come se io avessi acquisito una nuova prospettiva di grandangolo. Entrambe ci siamo influenzate a vicenda ed è stato molto bello osservare il risultato di questa convivenza quando si è inaugurata la mostra a New York.

Adelisa Selimbašić in studio, Milano, 2023

Come è cambiato il tuo lavoro a partire di questa esperienza oltreoceano?
Sicuramente posso dire che ho avuto il tempo e lo spazio per approfondire ancora di più la mia ricerca artistica. È cambiata la profondità stessa di ciò che vado a rappresentare in ogni singola tela, è come se fossi riuscita a immergermi molto di più, in un modo che non avevo sperimentato prima. L’epidermide, o la pelle, che è molto importante nei miei dipinti, è diventata un elemento molto delicato e cruciale allo stesso tempo. Dall’altra parte le mie tele si sono affollate e ora non è più il corpo, ma è il corpo in rapporto all’altro, mentre ogni singola figura riporta un qualcosa di dettagliato, da scoprire e ritrovare.

Adelisa Selimbašić, Ci stiamo allontanando, 2023. Olio su tela, 40×50 cm. Courtesy l’artista

Come definiresti la tua ricerca, la tua ossessione, come artista?
Sebbene all’inizio fossi più concentrata sul corpo femminile e su come questi corpi fossero percepiti in base ad archetipi e stereotipi, oggi direi che “femminilità” è diventato un termine che si trova al centro del mio lavoro, ma si tratta di un termine che può appartenere a chiunque, che appartiene a tutti. Non mi interessa il genere, la sessualità, da dove questi copri vengano o cosa vogliano essere. Nei miei dipinti i corpi celebrano la diversità in un luogo del non giudizio, senza gerarchie. Vorrei lasciare allo spettatore più domande che risposte, presentando soltanto punti di vista e sguardi diversi. Si tratta infine di una sfida tra il nostro sé autentico e ciò che la società ci impone di essere. L’identità non è una realtà statica e definita, ma un processo in costante evoluzione. Io dipingo ogni giorno perché se non posso vivere in una realtà senza giudizi, vorrei poter almeno rappresentare un mondo in cui questi non ci sono.

Ana Laura Esposito

Info:

Adelisa Selimbašić, Perché è così difficile dichiararsi
a cura di Luca Zuccala
inaugurazione: 26/10/2023
Galleria IPERCUBO
corso di Porta Ticinese 87, Milano
ipercubo.eu


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