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Tra passato e presente: Alberto Gianfreda al Museo Civico di Gallipoli

Tra reperti archeologici e altri preziosi oggetti spuntano qua e là corpi estranei che non passano certo inosservati. Sculture in terracotta e strani vasi in ceramica animano le teche e la grande sala del museo: sembrerebbero reperti anch’essi a una prima, veloce occhiata. Si tratta, in realtà, delle opere di Alberto Gianfreda, accuratamente allestite a comporre la mostra Mirabilia in corso al Museo Civico Emanuele Barba di Gallipoli.

La collezione del museo è frutto di importanti donazioni locali – ultime quelle delle famiglie Ravenna e Spagna-Borsci del luglio di quest’anno – e gran parte del suo prestigio lo deve proprio alla figura di Emanuele Barba, medico e docente che istituì al suo interno il Gabinetto zoologico: tutti gli oggetti – libri, dipinti, resti fossili, armi, monete, medaglie, ecc. – sono stati dunque recuperati in territorio salentino e costituiscono una testimonianza delle diverse fasi che hanno caratterizzato la storia di questo luogo. Questo, in effetti, è l’unico aspetto che pone le Mirabilia di Alberto Gianfreda su un altro piano rispetto a quelle del Museo Civico: per il resto, le opere dell’artista si fondono perfettamente con l’ambiente, ravvivando quel “confronto dialettico tra epoche e mondi differenti” auspicato dal curatore della mostra, Lorenzo Madaro.

Osservando i lavori esposti, i mondi differenti ai quali si allude traspaiono tutti: se i vasi “frantumati” ci riportano alla mente l’antica tradizione cinese, le composizioni plastiche in terracotta sembrano provenire invece da pianeti lontani, come se fossero piombate milioni di anni fa sulla Terra e fossero state recuperate e ricomposte dallo stesso artista – le stelle che marchiano le superfici ne costituiscono un’evidente testimonianza. Eppure, nel contesto della collezione, i lavori di Gianfreda riescono a con-fondersi in maniera perfetta, nascondendosi e rivelandosi al contempo: un’epifania che rompe il ritmo della visione soltanto allo scopo di proporne uno nuovo, inedito, proprio come succede con i vasi della serie Nothing as it seems, intrapresa nel 2017. In relazione al luogo, inoltre, l’opera di Gianfreda assume un’ulteriore valenza: metafora di quella che dovrebbe essere la corretta concezione di museo, la sua scultura non è costituita da un insieme di frammenti statici e isolati, ma da tasselli vivi e strettamente connessi tra loro, tenuti insieme da trame metalliche che pur modificandone l’immagine finale rispettano comunque l’identità alla quale si riferiscono. Questo, quindi, il senso profondo della sua ricerca, e il senso, in fondo, della scultura in assoluto, intesa come risultato della trasformazione del pensiero che si manifesta attraverso la forma.

Prorogata fino al 15 settembre 2020, la mostra non soltanto esalta una collezione già di per sé ricca e prestigiosa, ma ribadisce quel legame indissolubile tra presente e passato, tra testimonianze dell’uomo che pur collocandosi in momenti temporali differenti appartengono comunque alla contemporaneità. Questo anche grazie allo studiato allestimento delle opere, il quale contribuisce ad alimentare quei “cortocircuiti visivi” – come afferma Lorenzo Madaro – fondamentali ai fini di uno stimolante e convincente “confronto dialettico tra le epoche storiche e culturali, economiche e sociali”.

È un’operazione silenziosa quella che consente ai lavori di Alberto Gianfreda di mimetizzarsi tra le preziosità del Museo Civico di Gallipoli, eppure estremamente efficace. Le odierne terracotte dialogano con le antiche crete di epoca messapica, mentre i vasi “esplosi” contenuti nelle sezioni di talassologia, malacologia e ornitologia sembrano assumere a loro volta bizzarre conformazioni biomorfe: l’incontro dei due mondi, cosmico/orientale da una parte e ancestrale dall’altra, genera così un universo inedito e mai esplorato prima. Se il termine mirabilia è strettamente collegato a tutto ciò che è mirabile e che suscita stupore, quelle di Gianfreda e del Museo Civico di Gallipoli rinnovano le sensazioni che accompagnano tale espressione fin dalla notte dei tempi.

Antongiulio Vergine

Info:

Alberto Gianfreda, Mirabilia
a cura di Lorenzo Madaro
26 luglio – 15 settembre 2020
Museo Civico Emanuele Barba
via Antonietta de Pace 108, Gallipoli (LE)

For all the images: Alberto Gianfreda, Mirabilia, Museo Civico Emanuele Barba, Gallipoli, 2020, Courtesy l’artista


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