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Artissima 2022: cosa c’è di nuovo sul fronte della pittura?

Uno degli aspetti più interessanti delle fiere di arte contemporanea, se adeguatamente rappresentative del panorama internazionale, è il fatto che offrano al visitatore la possibilità di intuire trend e orientamenti estetici della ricerca artistica prima che vengano recepiti e formalizzati da studi critici e retrospettive museali. Quella che viene offerta, quindi, non è una ricognizione dell’espressione creativa tout court, ma uno spaccato delle linee di forza del sistema dell’arte, colte nel loro farsi e ancora passibili di ripensamenti, deviazioni e inversioni di marcia legate anche agli imprevedibili mutamenti della situazione economico-politica globale. Nonostante l’epoca dell’individualismo e della babele telematica abbia cancellato con un colpo di spugna la tendenza degli artisti a riconoscersi in movimenti animati da valori condivisi fomentando l’ansia per l’elaborazione di una cifra espressiva inconfondibile per il suo carattere di unicità, è innegabile che alcune ricorrenze e convergenze (più o meno spontanee o pilotate) contraddistinguano l’identità culturale di un determinato periodo e che il loro rilevamento costituisca il primo passo per collocare la produzione artistica attuale in una prospettiva di storicizzazione. Ora che la ventinovesima edizione di Artissima (unica fiera in Italia esclusivamente dedicata all’arte sperimentale, di ricerca e cutting-edge) sta per concludersi, abbiamo utilizzato la proposta espositiva che abbiamo avuto modo di osservare come campo di indagine per individuare alcune direzioni in cui si ramifica la ricerca più aggiornata.

Da questa edizione di Artissima emerge, a nostro avviso, un grande ritorno della pittura, in particolare di quella di figura, forse in ottemperanza al ben noto luogo comune secondo il quale essa sia il più classico dei beni rifugio in tempi di crisi (come quelli che stanno incupendo i destini mondiali e dell’emisfero occidentale in particolare). Dopo anni in cui siamo stati visivamente congestionati da una rielaborazione alleggerita negli intenti e con materiali aggiornati dell’astrattismo geometrico delle avanguardie storiche da parte degli artisti più giovani e da rassicuranti esplorazioni monocrome delle possibili gradazioni di texture e pennellata che una superficie può accogliere, ritorna quindi l’essere umano come oggetto pittorico duttile da liquefare, smembrare, ibridare o deformare.

Nel corpo si possono proiettare inquietudini esistenziali, come fa Sebastiano Sofia, protagonista dell’efficace stand monografico di Boccanera Gallery, nei cui quadri l’essere umano sembra dissolversi in incubi sulfurei in cui le ossessioni si sovrappongono in trasparenza, o come avviene anche nei soggetti metamorfici di Alicia Reyes McNamara (Niru Ratnam Gallery), dove un simbolismo-espressionista vagamente reminiscente delle estenuate eleganze moderniste di matrice secessionista si coniuga a una ricerca visiva sulla mitologia messicana. Richiamano il simbolismo più classico anche i sognanti paesaggi mentali di Olena Pronkina (SANDWICH Gallery), in cui l’essere umano compare come timida proiezione di una condizione emotiva quasi floreale. Abitano il sogno anche le creature immaginate da Marcella Barceló (pal project), che sembrano esplorare con meraviglia ambientazioni incantate in cui la vegetazione assomiglia all’ingrandimento di un tessuto organico osservato al microscopio. La pittura come fuga in una realtà immaginata in cui sia più lieve abitare trova il suo parossismo nelle composizioni intrecciate di corpi sfocati di Mia Chaplin (Whatiftheworld), vere e proprie epopee carnali pronte a conquistare anche le superfici più grandi con una scrittura continua al limite dell’indifferenziazione tra figura e sfondo. Unica nel suo genere e straordinaria per prolificità immaginativa e per la capacità di gestire una figurazione spontanea e molteplice con una perfetta orchestrazione spaziale è la giovanissima Shafei Xia (P420 gallery), autrice di intriganti coreografie di animali e umani in cui il voyeurismo si mescola a un incolpevole erotismo adolescenziale.

Se la libertà di una pittura svincolata da una forte struttura disegnativa o compositiva sembra il linguaggio espressivo più indicato per accedere direttamente alla dimensione del sogno o dell’incubo, alcune ricerche giocano con una figurazione più articolata per dettagliare con più precisione l’insorgere dell’istanza onirica. Tra queste, segnaliamo le derive artificialmente geometrizzanti di Daniel Pitín (Charim Galerie) e Brandon Lipchik (Robert Grunenberg), in cui i corpi appaiono come involucri senza spessore che richiamano le campionature di texture e l’assenza di consistenza tipiche della realtà virtuale. Sembrano rifarsi a una figurazione più tradizionale, ma solo per smantellarne dall’interno le certezze, le stranianti situazioni immaginate sulla tela da Iva Lulashi (prometeogallery), sottilmente allusive a sopraffazioni carnali e abusi emotivi in cui le donne sono al tempo stesso vittime e carnefici di sé stesse. La stessa ambiguità, connessa a una figurazione realistica nei suoi presupposti, si ritrova nella poetica di Alessandro Fogo (Cassina Projects), autore di enigmatiche visioni in cui l’allusione narrativa viene congelata in una labirintica pluralità di particolari equivochi. L’equivoco e lo sdoppiamento sono al centro del linguaggio figurativo di Zohar Fraiman (Galerie Russi Klenner), il cui lavoro indaga lo scollamento tra il mondo analogico e quello digitale nella prospettiva di una surreale definizione di un’identità femminile sfuggente ma legata a doppio filo all’estetica dei social network. La dimensione virtuale e la sua ambigua negazione attraverso l’illusione di una mimesi materica è ciò che caratterizza la poetica di Damien Meade (CAR DRDE), i cui intriganti ritratti di impossibili modelli scultorei traghettano le sembianze umane nell’alveo dell’oggetto per ribaltarne all’esterno l’essenza più anodina. Menzioniamo qui anche i ritratti fotografici di Teresa Giannico (Viasaterna) in cui l’apparente aderenza al vero dell’insieme è sottilmente contraddetta da sfocature e localizzati inserimenti di epidermidi di matrice diversa che mostrano come il processo di rielaborazione digitale sia in gran parte riconducibile all’ambito della pittura.

In questa profusione di corpi e personificazioni pittoriche, segnaliamo ora alcune eccezioni a questo predominio dell’umano-non umano che contribuiscono a confermare la vitalità della pittura e la sua capacità di rinegoziare costantemente i propri confini e di re-inventare il visibile in un’infinita rielaborazione formale. Nella generale rarefazione delle ricerche di matrice astratta e geometrizzante, si fa notare il bellissimo stand di Gallery Sofie Van de Velde dedicato a Charline Tyberghein, il cui linguaggio espressivo spicca per il virtuosismo nel mimetizzare evocazioni di oggetti comuni ritagliandone l’assenza in griglie geometrizzanti in cui la piattezza delle campiture è contraddetta da una sorprendente illusione di profondità. Concludiamo questo excursus, in cui è notevole sottolineare che quasi tutti i lavori a cui abbiamo fatto riferimento sono stati realizzati nel 2022, citando le imponenti quinte di carta disegnate a carboncino da Giulia Dall’Olio nello stand monografico di Studio G7, lussureggianti campionature di una natura immaginata e ricordata che esplodono nello spazio-tempo azzerato del piano pittorico appagando l’ancestrale bisogno umano di immersione e dispersione.

Info:

Artissima
4 -6/11/2022
Slot 1: 12.00 – 16.00
Slot 2: 16.00 – 20.00
Oval Lingotto
Via Giacomo Mattè Trucco, 70 Torino
www.artissima.art

Cover image: Shafei Xia, Miss Pig, 2022, painted and glazed ceramic, courtesy the artist and P420, Bologna

Mia Chaplin, Soft nails, 2022, oil on canvas, courtesy WHATIFTHEWORLD

Shafei Xia, Stop arguing, let’s sing, 2022, watercolor on sandal paper mounted on canvas, courtesy the artist and P420, Bologna

Daniel Pitín, Adela in a pool, 2022, mixed media on canvas, courtesy Charim Galerie

Brandon Lipchik, Swimmer caught in A Storm boarder, 2022, acrylic and oil on canvas courtesy the artist and Robert Grunenberg Gallery

Giulia Dall’Olio, installation view at Hall DS | Booth 14 | Sezione Disegni, Galleria Studio G7

Charline Tyberghein, Let’s get this dread, acrylic paint on canvas, courtesy Gallery Sofie Van de Velde

Sebastiano Sofia, The mermaid, 2022, oil on canvas, courtesy Boccanera Gallery Trento/Milano

Alicia Reyes McNamara, Bloom III, 2022, oil on canvas, courtesy the Artist and Niru Ratnam Gallery, London

Olena Pronkina, Swamp, 2022, acrylic on paper, courtesy SANDWICH gallery

Marcella Barceló, Opuntia ficus-indica, 2022, acrylic and nail polish on canvas, courtesy pal project & La Méditerranée

Iva Lulashi, Sinossi, 2021, oil on canvas, courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca

Alessandro Fogo, The brightest hour, 2022, oil on linen courtesy the artist and Cassina Projects, Milan

Zohar Fraiman, Selma and Patty, 2022, oil on canvas, courtesy Zohar Fraiman and Galerie Russi Klenner

Damien Meade, Untitled DM216, 2021, oil on canvas, courtesy CAR DRDE

Teresa Giannico, Girl on green, 2022, print on cotton paper, courtesy Viasaterna


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