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Artissima 2022: Transformative Experience

Artissima 2022: Transformative Experience

È in corso a Torino la ventinovesima edizione di Artissima, unica fiera in Italia esclusivamente dedicata all’arte sperimentale, di ricerca e cutting-edge. Il tema curatoriale scelto, con cui gli espositori sono stati invitati a confrontarsi al momento dell’application, è Transformative Experience, concetto elaborato dalla filosofa americana Laurie Anne Paul per indicare quegli eventi imprevedibili che ci pongono di fronte alla necessità di abbracciare l’ignoto e il cambiamento, tra i quali l’arte occupa un posto privilegiato per il suo potere di trasformare emozioni e pensieri offrendosi come guida per affrontare le sfide del mondo che cambia. L’esordio di Luigi Fassi nel ruolo di direttore artistico ha lasciato inalterato il format consolidato, che prevede la suddivisione delle gallerie partecipanti in Main Section (dedicata a una selezione delle gallerie più rappresentative sulla scena internazionale; quest’anno ne sono state scelte 100 di cui 49 straniere), New Entries (riservata alle gallerie aperte da meno di cinque anni e presenti in fiera per la prima volta, che annovera 15 gallerie di cui 13 straniere), Monologue/Dialogue (a cui afferiscono gallerie emergenti che presentano uno stand monografico o un dialogo tra due artisti) e Art Spaces & Editions (che ospita gallerie specializzate in edizioni e multipli di artisti, librerie, project space e spazi no profit). Sono state mantenute anche le tre sezioni curate della fiera: Disegni (l’unica sezione fieristica in Italia dedicata a questo medium, in cui si contano 10 gallerie straniere e 4 italiane), Present Future (dedicata a progetti monografici di talenti emergenti, con l’obiettivo di mettere in risalto le nuove tendenze del panorama artistico internazionale, in cui troviamo 10 gallerie straniere, una sola italiana) e Back to the Future (incentrata su progetti monografici di pionieri dell’arte contemporanea e che accoglie opere realizzate a partire dal 1960 fino a oggi). I numeri mostrano chiaramente l’intento programmatico di dare alla fiera un’impronta internazionale: dei 174 espositori presenti, il 59% sono stranieri (provenienti da 28 Paesi, in pole position Germania e Francia), di cui molti alla loro prima partecipazione, e anche i team curatoriali e i comitati di selezione vedono una netta prevalenza di professionisti provenienti dall’estero.

Se questa scelta non ha mancato di suscitare recriminazioni tra chi è stato escluso pur avendo partecipato a edizioni precedenti o la cui partecipazione è stata subordinata alla rimanenza di posti vacanti in un contingente in prima battuta riservato agli stranieri, tale decisione era necessaria per offrire al pubblico una panoramica allargata sulla produzione e sulla circolazione artistica nel mondo. Resta ovviamente aperta la questione qualitativa, che d’altro canto dovrebbe essere il principale discrimine per determinare la partecipazione a una fiera ambita, indipendentemente dalla scelta “politica” di prefissarsi determinati obiettivi di altra natura. Riguardo alla qualità, gli appassionati del contemporaneo non si possono senz’altro dichiarare delusi, a partire dall’esibizione muscolare di opere pregiate di artisti importanti da parte delle gallerie più potenti. Citiamo a titolo di esempio il monumentale trittico della performance Imponderabilia di Ulay/Marina Abramović (Richard Saltoun Gallery), il bellissimo stand monografico dedicato al Post Pop acido delle pitture su specchio di Norbert Bisky da König Galerie, l’essenzialità perfetta di Stop III, pezzo unico di Antony Gormley esposto da Galleria Continua, che ha recentemente dedicato all’artista una spettacolare monografica, il monumentale dispositivo di Arcangelo Sassolino per sottoporre il legno a tensioni (Repetto Gallery), l’eco della cui azione a tratti sovrasta l’atmosfera circostante. E ancora l’imponente “radiografia” del Pantheon di Roma di Vera Lutter (galleria Alfonso Artiaco), l’estenuata eleganza di Pablo Bronstein in un raffinatissimo acquerello su carta di grande formato che mimetizza nell’eleganza le sue provocazioni architettoniche (galleria Franco Noero), la visionaria tela, di dimensioni ambientali, con le 8 case di Mario Merz (Tucci Russo Studio per l’arte contemporanea), i neon di Marinella Senatore nello stand di Mazzoleni, sempre più preziosi nella commistione tra ricerca cromatica, formale e poetica, i visionari teleri di Emma Talbot (Petra Rinck Galerie), espressione della sua onnicomprensiva cosmogonia femminile influenzata dal pensiero postantropocentrico, e le spettacolari installazioni ambientali di carte disegnate da William Kentridge con il suo inconfondibile segno nero perentorio, un grande classico degli allestimenti fieristici di Lia Rumma.

Dopo questa carrellata di presenze significative per il loro carattere iconico, entriamo più nel vivo del tema della fiera segnalando alcuni progetti di ricerca che dimostrano come l’arte possa davvero essere una chiave di interpretazione e rielaborazione del nostro presente e delle eredità storiche di cui è gravato. Anzitutto menzioniamo la serie di video Running in Circles di Jeroen Jongeleen (Upstream Gallery), in cui l’artista ripreso dall’alto cammina in cerchio su alcuni campi di battaglia del presente e del passato oppure il filmato Harese di Erkan Özgen (Zilberman Gallery), che mostra un gruppo di ex soldati americani, reclutati dall’artista, mentre intonano un insolito ensemble utilizzando le loro armi come strumenti musicali. Le riprese in stile videoclip, la presenza scenica dei protagonisti, la cui attitudine marziale non nasconde una profonda fragilità umana, e il risultato convincente anche dal punto di vista ritmico e sonoro suscitano riflessioni più profonde della semplice provocazione ironica che emerge a prima vista. È basato su una rielaborazione performativa delle ferite della storia anche il piccolo video in bianco e nero From Heaven Above di Simon Wachsmuth, sempre proposto dalla stessa galleria, in cui vediamo l’artista eseguire passi marziali in un aeroporto militare di Berlino, recentemente smantellato, vestito da soldato ma con una maschera da maiale. Più concettuali gli approcci di Paolo Cirio (Galleria Giorgio Persano) e Mark Dion (Galerie In Situ-fabienne leclerc, Grand Paris), entrambi impegnati nella tematizzazione della questione ecologica, il primo con un grafico concettuale che senza perdere nulla del suo rigore sconfina nella pittura astratta, il secondo con un surreale assemblaggio visivo di immagini da manuale. Affronta questioni di geopolitica O Rapto de Europa (#2) di Ricardo Jacinto (Galeria Bruno Múrias), installazione sonora composta da due tubi affrontati che riproducono i contorni della costa greca e di quella turca, che diventano l’una cassa di risonanza del suono emesso dall’altra, dove il mito ovidiano evocato dal titolo trascende nella contesa per le acque territoriali. Teresa Margolles, pasionaria delle contraddizioni violente della società messicana, nella serie fotografica El Capital te culea (galerie mor charpentier) documenta il suo intervento su alcuni edifici di Santiago de Cile, dove si è appropriata del messaggio “El Copital te culeo” (il Capitale ti fotte), trovato su un muro di Son Antonio de Tâchira, Venezuela, città situata al confine con la Colombia, tappa obbligatoria per centinaia di migliaia Venezuelani diretti verso il sud del continente, poi diventato il motto non ufficiale dei manifestanti Cileni nel 2019. Pauline Batista nella serie fotografica The Algorithm Will See You Now (GALLLERIAPIÙ) mostra una sequenza di volti di ragazza in bianco e nero deformati da mani biomeccaniche per indagare la relazione tra tecnologia e corpo in un’affascinante osmosi tra fantascienza e informazione. Di buon auspicio per la capacità di sdrammatizzare (o al contrario ironica constatazione del tracollo definitivo della speranza che il mondo non finirà per autodistruggersi) il Cristo benedicente di León Ferrari (KOW Berlin), statuina discount assisa su un carro armato giocattolo.

Info:

Artissima
4 -6/11/2022
Slot 1: 12.00 – 16.00
Slot 2: 16.00 – 20.00
Oval Lingotto
Via Giacomo Mattè Trucco, 70 Torino
www.artissima.art

Emma Talbot, courtesy Petra Rinck Galerie

William Kentridge, Drawing for Waiting for the Sybil (Trees and Spinning Figures), 2019, courtesy Lia Rumma

Jeroen Jongeleen, Running in Circles, 2021, courtesy Upstream Gallery

Erkan Özgen, Harese, 2022, courtesy Zilberman Gallery

Simon Wachsmuth, From Heaven Above, 2022, courtesy Zilberman Gallery

Paolo Cirio, Series: Climate Legal Evidence. 1988 Shell ocean acidification, 2021, print on canvas and acrylic, courtesy Galleria Giorgio Persano

Mark Dion, Chart n.13, 2020, ink and acrylic on aged paper, courtesy Mark Dion & Galerie In Situ-fabienne leclerc, Grand Paris

Ricardo Jacinto, O Rapto de Europa (#2)|The Abduction of Europa (#2), 2022, light steel structures, electronics and audio feedback system, Galeria Bruno Múrias

Ulay/Marina Abramović, Imponderabilia, 1977/2017, set of 3 gelatin silver print, text panel, copyright ABRAMOVIC LLC, courtesy Richard Saltoun Gallery

Norbert Bisky, What Comes Next, 2021, on canvas on mirror, courtesy König Galerie

Antony Gormley, Stop III, 2021, ghisa, courtesy Galleria Continua

Arcangelo Sassolino, Untitled, 2008-16, wood, hydraulic cylinder, electrical and hydraulic system, courtesy Repetto Gallery, London

Vera Lutter, Pantheon, Rome, VI: July 15, 2020, unique silver gelatin print, courtesy galleria Alfonso Artiaco

Pablo Bronstein, Factories, ink and watercolour on paper, courtesy Galleria Franco Noero

Mario Merz, 8 case, 1981/1982, charcoal, oil and acrylic painting on canvas, courtesy Tucci Russo Studio per l’arte contemporanea

Marinella Senatore, We Rise by Lifting Others, 2022, greeNeon and methacrylate mounted on a painted aluminum panel, courtesy Mazzoleni

Teresa Margolles, El Capital te culea, 2019, series of digital prints on Hahnemuhle Photo Rag paper, 150 x 225 cm each, edition of 6 + I AP, courtesy mor charpentier

Pauline Batista, The Algorithm Will See You Now, courtesy GALLLERIAPIÙ

León Ferrari, Untitled, assemblage of objects, courtesy of the estate of León Ferrari and KOW Berlin


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