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Dieneke Tiekstra. La scultura come puzzle tridimen...

Dieneke Tiekstra. La scultura come puzzle tridimensionale

“Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare.” (Andy Warhol)

Berendina Sjoukje (Dieneke) Tiekstra (1957, Haarlem, The Netherlands), artista pluripremiata e co-direttore della Galerie Rueb & Tiekstra a Rijpwetering, dopo essersi diplomata in arti visive nel maggio 2018 alla Kunstacademie Haarlem di Leiden, sceglie di abbracciare una carriera artistica professionale nell’ambito del design scultoreo. Abituata fin dalla più tenera età a trasformare ciò che le capita tra le mani (come circuiti stampati, vedute di città, carta, strumenti musicali, legno ecc.) in oggetti artistici, con il suo lavoro si interroga su tematiche universali – il tempo, il futuro, il movimento – cercando l’equilibrio tra astrazione e figuratività. Dopo una fase iniziale in cui si dedica alla sperimentazione di una vasta gamma di tecniche e materiali, trova la propria peculiare dimensione espressiva nella riutilizzazione di oggetti quotidiani di scarto, in un’implicita presa di posizione etica contro l’over produzione che contraddistingue in senso negativo l’epoca in cui viviamo. La reinterpretazione formale e semantica di questi elementi apparentemente banali mira ad esplorarne il potenziale creativo ancora inespresso, facendo emergere nuove connessioni che stimolano l’immaginazione dell’osservatore invitandolo a riconsiderare in modo attivo l’ambiente in cui vive.

La ricerca artistica di Dieneke Tiekstra è orientata verso la creazione di un linguaggio diretto, istintivo e giocoso, capace di suscitare interrogativi complessi avvalendosi di forme semplici e di immediata lettura, che non respingono lo spettatore con inutili ermetismi. Nella serie “The evolution of Man” l’artista materializza il suo interesse per il design del futuro, assurto a paradigma di uno stile di vita che dovrà inevitabilmente fare i conti con la capillare presenza delle macchine e con l’intromissione della realtà digitale anche negli aspetti più privati della nostra vita. Come apparirà il mondo tra cento o mille anni? L’uomo sarà destinato a scomparire in una nuvola digitale? Gli esseri umani e gli apparati artificiali riusciranno a convivere pacificamente sullo stesso pianeta e a proteggerne l’esistenza?

La serie di lavori sopracitata è composta da sculture fatte da centinaia di frammenti di puzzle che raffigurano uomini, donne o creature ibride in pose plastiche, personaggi asessuati che incarnano l’individualità e la generalità di specie. Questi corpi sono sempre privi di vestiti, ma non sono nudi perché i tasselli di cui sono composti formano una pelle variopinta, una fantasia ininterrotta e sempre mutevole che rende incerta la demarcazione tra interno ed esterno. L’essere umano è in continuo movimento e la sua presenza nello spazio e nel tempo è rappresentata dall’artista come frammentazione e provvisoria ricomposizione di un ordine in perenne divenire. Il futuro rimarrà sempre avvolto dall’incertezza o i vari pezzi un giorno troveranno un posto definitivo? Non ci è dato saperlo, ma le armoniose composizioni di Dieneke Tiekstra, “superorganismi” che richiamano i nidi degli insetti eusociali in cui ogni individuo, similmente agli organi del corpo umano, assolve compiti precisi, fanno presagire una positiva risoluzione di questi interrogativi.

Dal punto di vista strutturale per un verso le figure appaiono come “scorticati” anatomici (si riconoscono distintamente alcuni muscoli e articolazioni), per un altro assomigliano a macchine formate da ingranaggi mobili. La loro presenza si sviluppa mediante l’alternarsi di cavità, rilievi, pieni e vuoti che generano un frammentato e discontinuo chiaroscuro che richiama la repentina apparizione e sparizione dei pixel di un’immagine digitale. A questo modo sembra che le figure si modellino a seconda dello spazio circostante, racchiuse da linee di contorno che si sviluppano come una sequenza di curve ora concave, ora convesse che non limitano la loro fisicità ma la dilatano espandendola nello spazio. Le sculture antropomorfe dell’artista olandese reimpostano il concetto di corpo umano individuando la sua essenza più profonda proprio nella metamorfosi e nel movimento che a prima vista sembrano minarne l’integrità.

Se il movimento è la manifestazione esteriore di una ricerca di equilibrio, il corpo appare come un involucro materiale che trattiene in sé un principio superiore, l’anima: da qui una tensione costante, lo sforzo epico dell’umanità per liberarsi di questo impedimento elaborando una struttura più adatta ad assecondare le molteplici forme in cui il suo “io” più spontaneo e puro si può incarnare. Traslando questo suggerimento dal piano simbolico a quello stilistico, la cifra espressiva di Dieneke Tiekstra rispecchia un’analoga aspirazione a fondere astrazione e figurazione per liberare i materiali dai loro limiti oggettivi e trasformarli in pura emozione.

Un legame altrettanto stringente tra forma e contenuto si può ritrovare nella scelta di utilizzare preferibilmente oggetti riciclati: i titoli di molti lavori, come Decline of the Earth, Time traveler o Last man Standing fanno immaginare una narrazione epica dell’umanità in viaggio per sopravvivere a sé stessa, capace di trasformare gli ostacoli in strumenti di bellezza per incamminarsi consapevolmente verso un futuro più sostenibile. L’enfasi sul movimento e sulla fluidità, risultato non facilmente ottenibile in scultura, ci ricorda che l’ambiente in cui viviamo è parte integrante del nostro corpo e che solo la percezione di questa interdipendenza ci permetterà di sviluppare modalità di esistenza rispettose di questa necessaria compenetrazione.

Dieneke Tiekstra, Bits and Pieces (2). Sculpture, Modeling Sculpture Technique, 2018

Dieneke Tiekstra, Decline of the Earth. Sculpture, Modeling Sculpture Technique, 2019

Dieneke Tiekstra, Time traveler. Sculpture, Modeling Sculpture Technique, 2019


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