I pensieri e il mondo di Mirko Rajnar

La Slovenia è un piccolo Paese di circa due milioni di abitanti, eppure ha un’attività culturale molto radicata e diffusa. Oltre alla capitale (Lubiana) che sta rinnovando anche la sua offerta culturale (per esempio MG + MSUM sono spazi competitivi a livello europeo), ci sono micro realtà come le Gallerie costiere di Capodistria e Pirano e la Mestna Galerija Nova Gorica, ci sono gallerie private che hanno aperto di recente, come lo spazio Matjaž Bažato a Lubiana. E ci sono anche piccole cittadine come Murska Sobota (composta da circa 11.200 anime) dove non solo c’è un museo statale dedicato all’arte contemporanea, ma opera anche una piccola galleria privata (la Robin) e vi abita anche un bravissimo pittore, Mirko Rajnar. Abbiamo incontrato l’autore nel suo piccolo studio, a pochi passi dal centro cittadino, per parlare del suo lavoro.

Roberto Vidali: Raccontami qualcosa della tua giovinezza, dei tuoi inizi, della tua formazione.
Mirko Rajnar: 
Da quando ho memoria, mi è sempre piaciuto disegnare. Ho ereditato il mio amore per l’arte da mio padre e l’ho trasmesso a mia figlia. La decisione dove continuare gli studi dopo la scuola primaria non è stata difficile. Dopo aver superato gli esami di ammissione, ho proseguito la mia formazione prima presso la Scuola Secondaria di Design di Lubiana, poi presso l’Accademia Pedagogica di Maribor e poi presso l’Accademia di Belle Arti di Lubiana. Già al liceo, oltre agli obblighi impostimi dal curriculum, copiavo dipinti degli antichi maestri del periodo rinascimentale e barocco, e poco dopo di Corot e degli impressionisti. Questa esperienza è stata molto utile nel mio lavoro successivo.

Tra gli artisti che sono ormai storia, c’è qualcuno da cui hai trovato spunti di riflessione o ispirazione?
Mi sono ispirato agli antichi maestri, tra i quali sono stato maggiormente attratto dallo stile di Velázquez, Rembrandt, Vermeer e alcuni maestri del Rinascimento e del Barocco italiano. Degli antichi maestri mi è sempre interessato il modo in cui risolvevano un particolare problema pittorico, ma meno il lato semantico del dipinto. Al giorno d’oggi, solitamente trovo ispirazione per i miei dipinti nella natura o, meglio, nei miei immediati dintorni, che traduco in metafora attraverso la trasformazione artistica, ma le tracce dell’esperienza maturata in natura sono ancora presenti. Penso sia importante sapere cosa dipingere fin dall’inizio e avere almeno un’idea di quello che deve essere il risultato finale. Il fatto che ho dipinto molta natura è sicuramente dovuto al fatto che mi sono ispirato anche agli impressionisti. In questo modo, ovviamente, sono sfuggito ai confini angusti di un piccolo studio.

Puoi descrivere in poche parole il tuo mondo artistico?
I critici d’arte che seguono il mio lavoro generalmente notano che i miei dipinti, indipendentemente dalle dimensioni del formato, rimangono confessioni intime al confine tra il figurativo e l’astratto. Piuttosto che costruire un mio stile pittorico unico e distintivo, parto da un’idea legata a un ciclo particolare, che adatto pittoricamente secondo l’idea, la metafora che voglio realizzare. Ecco perché nei miei cicli puoi percepire la figurazione, i paesaggi, l’astrazione… Quindi realizzo le mie opere nel modo che meglio si adatta all’idea che voglio perseguire. Vedo questo come un vantaggio che mi permette di muovermi attraverso molte possibilità espressive. In ciascuna delle serie che creo dal 2000, il tema formale centrale della mia pittura è il trattamento della luce, che è anche la portatrice centrale di un certo messaggio nel dipinto, raccontato ovviamente in chiave metaforica. Il mio stile è caratterizzato dal cercare di semplificare il più possibile l’espressione della pittura. Ottengo questo costruendo il dipinto con gli elementi visivi più semplici, come punti, linee e semplici forme geometriche. Forse la maggior parte delle persone nella piccola città in cui vivo trova la mia pittura incomprensibile ed è per questo che le persone che credono nel mio lavoro sono tanto più preziose per me.

E riguardo la situazione artistica in Slovenia?
Attualmente ci troviamo in una situazione non favorevole all’arte e alla cultura in generale, e questo vale non solo per la Slovenia, ma anche per la maggior parte del resto del mondo. Certo, va detto che le condizioni per le arti visive in questo paese, anche prima, erano lontane dalle migliori. Mi riferisco qui principalmente alle cattive condizioni materiali della maggior parte degli artisti e al malfunzionamento del mercato dell’arte. Il numero di creatori nel campo delle belle arti, a mio avviso, supera il numero dei potenziali acquirenti e c’è una scarsa conoscenza delle belle arti da parte del pubblico. Di conseguenza, le persone non riconoscono il valore dell’arte e, per quanto riguarda la comprensione e la percezione delle belle arti, la maggior parte delle persone è ancora ferma all’età degli impressionisti. Credo che non sia molto diverso in altre parti del mondo, tranne forse nei paesi con una ricca tradizione artistica e un sistema scolastico che ha prestato maggiore attenzione alle belle arti e alla creatività in generale dalla scuola primaria in poi. D’altra parte, da quando siamo diventati un paese indipendente, si sono aperti istituti di istruzione superiore anche a indirizzo privato, offrendo studi in vari campi artistici e visivi, spesso con l’obiettivo primario di assumere professori –artisti –e quindi consentire loro il modo di guadagnarsi una vita più dignitosa. In breve, ci sono troppi artisti formati in un modo o nell’altro, troppo poco interesse da parte del mercato per il loro lavoro e ancora meno gallerie autorevoli dove sia possibile presentare il proprio lavoro in modo decente.

Progetti artistici in corso?
Nel mio lavoro non ho mai impostato piani a lungo termine. L’ispirazione ha sempre trovato la sua strada verso di me, a volte in modi molto insoliti e sorprendenti. Attualmente sto lavorando a una serie di dipinti dal titolo significativo “Abu Rawash” e forse ne uscirà una nuova serie. L’area egiziana di Abu Rawash è il luogo dove si supponeva si trovasse la quarta piramide più grande in termini di dimensioni (dopo quelle di Cheope, Chefren, Micerino), ma le circostanze l’hanno quasi completamente cancellata dalla faccia della terra, privandoci, almeno apparentemente, del suo sguardo sull’eternità. Tuttavia, anche con una cosa così brutta, qualcosa di buono può rimanere come conseguenza, perché in questo modo abbiamo una visione molto grafica della costruzione delle piramidi. Possiamo solo augurarci che questa volta sia lo stesso e che, nonostante le cose brutte che ci stanno accadendo ora, ci sia rimasta qualche esperienza positiva. Se non altro, almeno come monito per il futuro.

Roberto Vidali

Info:

Mirko Rajnar
www.galerija-ms.si

Mirko Rajnar, Odsev-veliko poletje, 2005. Olio su tela, cm 80 x 195. Courtesy l’artista

Mirko Rajnar, Up, 2021. Olio su tela, cm 110×110. Courtesy l’artista e Galerija Sloart, Ljubljana

Mirko Rajnar, Up, 2012/13. Olio su tela, cm 140 x 130. Courtesy l’artista e Galerija M. Sobota

Mirko Rajnar, Up, 2020. Olio su tela, cm 2 x 130 x 100. Courtesy l’artista Galerija Murska Sobota


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