READING

In origine era il buio: Ettore Frani alla Fondazio...

In origine era il buio: Ettore Frani alla Fondazione La Verde La Malfa

Nessuna applicazione può raccontare il buio né è una consuetudine condivisa da molti fare esperienza dell’oscurità, in un mondo così illuminato e acceso dalla logica del rumore e dalle illuminazioni urbane. Il buio è bandito, censurato e alloggiato nei confini del pericolo. Ma a noi, invece, importa sapere del buio perché proveniamo dall’assenza di luce come dimora di visioni poetiche e artistiche, di vita e morte.

Del buio sappiamo poco. Non ha una forma definita né una chiara trama eppure c’è chi vuole raccontarlo. Sto parlando del poeta del buio: l’artista Ettore Frani che realizza delle insolite vedute pittoriche, senza rumore, quasi mistiche. Se si parla di pittura, si affrontano temi connessi all’esistenza tra morte, luce e buio. Nonostante non appartenga alla pittura fornire risposte sugli arcani enigmi del nostro essere nel mondo, essa è capace di condensare a sé l’anima del mondo stesso.

Così, dall’esigenza di voler portare fuori il buio, specialmente dopo un periodo di confinamento legato alla quarantena che ha coinvolto tutti, prende forma la mostra “Nel lucido Buio”, curata da Giorgio Agnisola in una location particolare: la Fondazione La Verde La Malfa, una nota istituzione, fondata dall’artista Elena La Verde, attiva nella valorizzazione dell’arte moderna e contemporanea, nella promozione della collezione di abiti d’epoca e di libri antichi, ma soprattutto Parco dell’Arte, appartenente al circuito di Grandi Giardini Italiani. Sedici le opere pittoriche esposte – alcune realizzate appositamente per la mostra – in un ampio salone espositivo nella casa dell’artista La Verde le cui multiformi installazioni e creazioni artistiche abitano gli ampi corridoi e i saloni della villa.

Questo “buio lucido” diventa così doppiamente molteplice e rivelatore di significato perché connette il pubblico con la pittura di Frani e, allo stesso tempo, con la storia dell’artista Elena La Verde (scomparsa nel 2012) che con le sue creazioni esuberanti ed estrose ha raccontato, in parte, il bisogno di «un volersi immergere nel profondo dell’esistenza per cercare un senso alla stessa». Un ricerca che accomuna sia La Verde sia Frani, ma in quest’ultimo è la levità la misura della sua pittura che sorprende l’osservatore con i suoi tratti intrisi di lucido realismo al punto da far credere, illusoriamente,  di essere davanti a fotografie.

Si resta, infatti, sorpresi dalla nitidezza della luce, quasi pulviscolare, e dalla rara abilità di Frani di voler tradurre i codici del reale ovvero i segreti della visione, dando vita ad apparizioni pittoriche dove il buio è quinta scenica e fondale agglomerante di cielo e aria. Il buio, in queste prospettive alla Frani, assolve al suo compito migliore nell’essere origine del mondo e origine del divenire pittorico: lente di ingrandimento per immortalare l’aderenza e la caduta di un tessuto, le striature cromatiche dei capelli, il cuoio capelluto, la silhouette di un arbusto, i profili della pioggia, la matericità bucata della forma di un pezzo di pane.

Questa oscurità è presenza e assenza allo stesso tempo, urgenza di dare spazio al buio, che pur non avendo confini concentra a sé lo scorrere del tempo, la malinconia del presente nell’anticipare la luce. Se non ci fosse questo buio, non esisterebbe la luce. Di questo binomio, luce e buio, è impressa tutta la pittura di Frani che insegue, simbolicamente, le traiettorie della luminosità priva di colori. Non ci sono colori nei suoi quadri e questo evoca negli osservatori una certa idea di sacralità alla quale non siamo più abituati. E si resta spiazzati nell’ammirare le sue visioni che rievocano l’arcano mistero delle ombre e della luce da cui tutti proveniamo perché tutti noi siamo “parte pura dell’abisso”. Allora, vale proprio la pena andare a vedere la mostra di Frani se considerate che nessuno smartphone, nessuna applicazione, al momento, può sostituirsi allo slancio catartico e immortale di questo sospeso buio pittorico, che consegna visioni lontane dal frastuono assordante e ingombrante della immondizia sonora e visiva dei nostri tempi.

Nilla Zaira D’Urso

Info:

Ettore Frani. Nel lucido buio
a cura di Giorgio Agnisola
26 settembre 2020 – 11 aprile 2021
Fondazione La Verde La Malfa

Ettore Frani, Scintille, 2019-2020, olio su tavola laccata, cm 70×55, foto di Paola Feraiorni

Ettore Frani, Attrazione celeste, 2017, olio su tavola laccata, cm 100×70, foto di Paola Feraiorni


RELATED POST

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

By using this form you agree with the storage and handling of your data by this website.