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In viaggio con Michele Casarin, a Venezia

In viaggio con Michele Casarin, a Venezia

Michele Casarin è uomo di cultura e storico della città nonché profondo conoscitore del territorio veneziano. Casarin, inoltre, è Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Venezia e direttore della Fondazione Bevilacqua La Masa. Dal nostro incontro, avvenuto qualche settimana fa, è nata questa intervista.

Francesco Liggieri: L’inizio: qual è l’opera d’arte che la rappresenta di più?
Michele Casarin: Il Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich.

Michele Casarin, ritratto

Studente al lavoro presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, courtesy Accademia di Belle Arti di Venezia

Quali sono gli obiettivi dell’anno 2023 e 2024 di Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia?
La Fondazione Bevilacqua La Masa, nell’anno in corso e nel 2024, continuerà sulla strada che è stata tracciata con la nuova gestione dal 2016. Si incardina fondamentalmente su due punti: da una parte la tradizionale attività continuativa della Fondazione di valorizzare giovani artisti e la loro crescita oltre Bevilacqua La Masa; dall’altra abbiamo stretto una collaborazione con la Fondazione d’arte di Bilbao per attuare una serie di scambi di residenze; una grande opportunità per i nostri giovani. Inoltre, vi è la collaborazione molto prestigiosa con una galleria inglese, la Saatchi Yates che è molto attiva e dinamica sulla scena dell’arte contemporanea giovanile di Londra. Ci tengo a sottolineare che Fondazione Bevilacqua è un ente pubblico con tutte le dinamiche che ciò comporta. L’istituzione riceve molto apprezzamento da parte di tante gallerie italiane ed estere, private e non, sia per la storia e per il lavoro svolto sia per il continuo contributo alla città e all’arte contemporanea in Italia, e di questo siamo fieri. Tornando ai giovani artisti, stiamo avendo contatti con le imprese affinché ci sia un dialogo proficuo anche col mondo della produzione italiana, sempre più attento al settore culturale di cui riconosce il valore aggiunto, senza dimenticare di avvicinare i nostri artisti al mercato dell’arte e delle gallerie.

Spanghero Michele. Studies on the Density of White, serie fotografica, 2010 – in corso. Courtesy l’artista e Fondazione Bevilacqua La Masa

Di pari passo, con la scelta d’indirizzo eseguita dal nostro Consiglio di Amministrazione, vogliamo valorizzare maturità espressive del passato e realizzare esposizioni che consentano di riportare attenzione su alcuni grandi artisti, in particolare veneziani, che hanno dato un contributo importante alla storia dell’arte del Novecento. Crediamo che questo aspetto sia importante per la formazione e arricchimento di giovani artisti e che possano, in tal modo, ripercorrere le più importanti esperienze artistiche del passato per un confronto stimolante tra generazioni. Un altro progetto della Fondazione riguarda la salvaguardia della sua collezione: vogliamo conservare la nostra collezione di opere che ha una storia tormentata e irta di ostacoli che, però, vale la pena conoscere. Le opere della Fondazione Bevilacqua La Masa furono conservate presso Ca’ Pesaro fino al 1998, anno in cui iniziarono i restauri della nota sede museale. Fu allora che Fondazione Bevilacqua decise di custodire le opere nella propria sede, cosa che fece fino al 2001, finché si rese conto dell’inadeguatezza degli spazi. In seguito si chiese agli artisti di tenere le rispettive opere, pur rimanendo di proprietà dell’istituzione. Si è andati avanti per parecchi anni, fino al 2016, quando, con il cambio di gestione – politico, amministrativo e cittadino – è cambiata anche la gestione di Bevilacqua La Masa, su forte volontà del Sindaco. Il nuovo Consiglio di Amministrazione, con Presidente il prof. Bruno Bernardi, decise subito di mettere mano alla collezione, dando inizio a un’opera di recupero e riordino, per catalogare precisamente le opere presenti in sede e quelle ancora in mano agli artisti. Un’impresa enorme e faticosa che ha incluso un fondamentale lavoro di recupero, pulizia e persino restauro. Un compito gigantesco, di cui siamo orgogliosi, pur consapevoli che non è ancora terminato e che tanto rimane da fare.

Il volo del colombo immaginario, veduta della mostra, Palazzetto Tito, Venezia, 2023. Courtesy Fondazione Bevilacqua La Masa

Secondo lei la costante mancanza di attenzione verso i giovani artisti è più una questione di coraggio o è una questione puramente politica e culturale?
Ci sono, a mio avviso, due ordini di problemi: il primo è certamente di politica culturale e di cultura politica, il secondo di cultura sociale in generale. Credo fortemente nella necessità che le istituzioni pubbliche sostengano i giovani, non solo in ambito artistico e culturale ma anche in termini di start-up e di spinta iniziale. Bisogna aiutare i giovani a produrre cultura, favorendo la transizione dalla fase di formazione a quella di produzione. Inoltre, sarebbe importante sostenere progetti specifici che siano finalizzati a dare dei risultati strutturali in termini di professionalità e di impresa culturale, ad esempio, mettendo a disposizione spazi lavorativi. Il problema culturale nel nostro paese è che tende a considerare i giovani tendenzialmente incapaci e inaffidabili. C’è una forte resistenza ad attribuire posti apicali e di responsabilità ai giovani perché si dice sempre che debbano fare esperienza. Nel mio vissuto personale sono stato spesso considerato un giovane dirigente. L’esperienza è importante ma un giovane deve pur poterla fare e poter imparare anche dagli sbagli che tutti commettiamo.

Artista in residenza, Bilbao, Spagna. Courtesy Fondazione Bevilacqua La Masa

Da Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, come interagisce l’Accademia con il territorio? Esiste una progettualità per aiutare gli studenti ad avere una strada post formazione?
Da quando ho avuto l’onore di ricoprire questo ruolo, ho capito che l’Accademia lavora molto e parla poco. Una delle cose che ho cercato di stimolare da subito, condividendo questo obiettivo con il direttore Riccardo Caldura è quello di comunicare in modo più efficace tutto quello che si fa, anche per una questione di posizionamento in città, che è pur sempre un fattore della massima importanza. L’Accademia rappresenta, oggi, il terzo polo della formazione a Venezia, ed è in continua crescita. Quest’anno abbiamo già superato i 1600 iscritti che vengono da tutta Italia e da tutto il mondo. In questi ultimi anni, il direttore Caldura e tutto il corpo docente hanno fatto un lavoro straordinario che deve andare avanti con rinnovata energia. L’Accademia continua ad avere una qualità molto alta in tutti gli ambiti, dal corso di pittura alla scuola di scenografia, oppure alla scuola di nuove tecnologie delle arti che è in costante espansione. Con le università cittadine, con il Conservatorio e con l’Amministrazione comunale si sta lavorando assieme per favorire la permanenza a Venezia anche dopo gli studi. Formare sì, ma creare anche opportunità di lavoro per questi studenti. Stiamo crescendo anche in termini di spazi per ospitare la didattica e i laboratori, oltre alla sede storica delle Zattere, alla Giudecca come a Forte Marghera. L’Accademia è molto presente in città, oltre alla didattica siamo molto attivi in ambito espositivo e puntiamo a costruire sempre nuove collaborazioni che generino opportunità per i ragazzi come quella con la Biennale d’Arte per vivere l’esperienza di partecipare attivamente agli allestimenti della più importante e nota manifestazione al mondo. “Creare l’occasione” affinché i nostri studenti possano incontrare e dialogare con i grandi artisti e i grandi curatori. Un evento importantissimo, di cui si sa poco, è la collaborazione della nostra scuola di scenografia con il Teatro la Fenice per la produzione di scenografie per il grande teatro veneziano e per il Malibran. Un’esperienza straordinaria che dà agli studenti l’opportunità di lavorare in un ambiente prestigioso per produrre concretamente le scene e quindi una grande responsabilità per i giovani, che imparano fin da subito a lavorare in modo professionale in un contesto molto esigente.

Marco Reghelin, l’Ospite, 2022 – in corso. Opera all’interno della mostra 105ma Collettiva Giovani Artisti, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia, 2023. Courtesy Fondazione Bevilacqua La Masa

Secondo lei come sarà Venezia in futuro? Esisterà ancora l’idea di Venezia come città o sarà solo un ricordo?
Una città è viva, come qualsiasi altra cosa, quando è in grado di trasformarsi continuamente e quindi di cambiare, mantenendo salde radici e identità. Da storico mi sono occupato molto di identità e non posso che concepirla in modo dinamico: parti da qualcosa di importante, solido e stratificato, e inevitabilmente, se sei vivo e vuoi rimanere vivo, devi continuare a evolverti, a cambiare. Credo che il futuro di Venezia sia legato in modo indissolubile alla propria capacità di concepirsi sempre nuova e a scala metropolitana. È fondamentale avere un’idea di città e una visione verso cui tendere, in modo condiviso e non in ordine sparso. Questo vale per una città come per un Paese intero.

Francesco Liggieri

Info:

Michele Casarin
accademiavenezia.it
bevilacqualamasa.it
Venezia


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