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Sentirsi a casa (base): Andrea Grotto a Nashira Ga...

Sentirsi a casa (base): Andrea Grotto a Nashira Gallery

Mentre leggevo alcuni testi per scrivere della mostra personale di Andrea Grotto presso gli spazi di Nashira Gallery, Milano, sono inciampata in questa frase: «Abitare è come venire al mondo». C’è molto del lavoro di Grotto in tale affermazione, soprattutto osservando la nuova produzione di opere che raccontano di una casa abitata da relazioni. Non si intende la casa solo come spazio, ma come narrazione. Nonostante questa non sia una mostra interattiva, le opere danno l’impressione allo spettatore di averle precedentemente toccate: il pullover sembra di averlo visto indossato da tua madre e per quanto riguarda quel tappeto kilim regalato da un amico veneziano, si ha la percezione di averlo calpestato mille volte. Non è questa la sensazione secondo cui ci si sente veramente a casa?

Andrea Grotto, Casabase, veduta della mostra, Nashira Gallery, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Nashira Gallery

Grotto propone un progetto stratificato e multimediale: ogni opera rimanda a una storia passata che viene ripresa nel presente e che trova una nuova dimensione/spazio. Il legno delle sedute e i centrini delle case dei nonni, ad esempio, riportano a un intreccio di storie che abbiamo la percezione di avere già vissuto. Il mio primo pensiero è stato il profumo delle case degli altri, quando vi si entra, subito lo si riconosce e lo si associa a una determinata famiglia nota.

Andrea Grotto, Casabase, veduta della mostra, Nashira Gallery, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Nashira Gallery

Queste sensazioni mi hanno fatto ripensare a una profonda ferita della nostra generazione: non avere dimora fissa. Gianluca Didino nel suo saggio “Essere senza casa” (minimum fax, Roma, 2020) traccia una perfetta analisi del concetto, scrive: «A volte ho perso il conto di quante case ho cambiato nella vita». Io e Andrea Grotto abbiamo la stessa età, proveniamo dalla stessa provincia e abbiamo entrambi vissuto la stessa litania di traslochi, case invivibili e sovraffollate, notti passate sul divano di conoscenti. Questa è la medesima storia anche di molti altri. In un saggio del 1963 Susan Sontag iniziava dicendo «Most serious thought in our time struggles with the feeling of homelessness». Non a caso, l’argomento si interseca con l’arte visiva se consideriamo la mostra “Home Sweet Home” a cura di Nina Bassoli attualmente allestita alla Triennale di Milano o se prendiamo come esempio il tema della prossima Biennale di Venezia, “Stranieri Ovunque”, che sottolinea come il sentirsi a casa non dipenda dalla propria ubicazione.

Andrea Grotto, Casabase, veduta della mostra, Nashira Gallery, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Nashira Gallery

Nella casa (base) di Andrea Grotto gli oggetti e gli arredi regalano una percezione dell’universo abitativo da cui affiora il carattere dell’abitare, non solo attraverso la loro funzione ma soprattutto grazie alla loro potenza comunicativa e simbolica. In questo senso, credo, sia imprescindibile il rapporto con immagini che danno voce a rituali e simboli: prendendo ad esempio l’opera che apre la mostra Casabase, 2023, o la parete di I detti, 2023 in cui affiorano simbologie e tratti pittorici che riportano al rupestre, all’istintivo, alle credenze. Il simbolo, la testimonianza primordiale che si espleta nel segno, come incisione, taglio, ferita. Dagli intagli emergono profili, il segno si fa figura, lo stesso procedimento delle pitture rupestri. In questa vertiginosa apparizione di simbologie legate alla storia dell’arte, si sovrappone una visione più intima e personale di un’abitazione, quella di Grotto, che regala un rifugio sicuro, dove sentirsi almeno temporaneamente “a casa”.

Info:

Andrea Grotto, Casabase
25/05/2023 – 15/09/2023
Nashira Gallery
Via Vincenzo Monti 21, 20123 Milano
nashiragallery.com


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