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Franco Guerzoni. Archeologie senza restauro

Franco Guerzoni. Archeologie senza restauro

Fino al 19 aprile in una sala della Collezione Permanente del MAMbo sarà visitabile la personale di Franco Guerzoni Archeologie senza restauro a cura di Gianfranco Maraniello. L’artista, a quarant’anni di distanza dal suo esordio bolognese alla Galleria Studio G7,  presenta al pubblico un repertorio pensato come una sorta di bilancio artistico ed esistenziale che fa emergere la coerenza del suo lavoro, da sempre incentrato sul sogno di un passato irrimediabilmente perduto e sulla sopravvivenza delle sue tracce frammentarie.

Nel corso degli anni questa filosofia visiva dell’abbandono e della rovina si è confrontata con la grande vicenda pittorica del XX secolo e le differenti formulazioni in cui si è declinata ricostruiscono l’evolversi del suo personale punto di vista nei confronti degli accesi dibattiti che periodicamente hanno messo in discussione i fondamenti delle pratiche artistiche. I lavori dei primi anni ’70, fortemente influenzati dagli esiti concettuali delle ricerche sui nuovi linguaggi e dal dialogo con altri giovani modenesi suoi concittadini come Vaccari, Parmiggiani e Ghirri, utilizzano il mezzo fotografico come veicolo d’immagini prelevate dalla realtà, sulle quali avvengono i successivi inserimenti artistici. Nella serie Antropologie (1976-1978) piccole fotografie di scaffali su cui si allineano libri e recipienti domestici presentano frammenti di vita sottratti al tempo e concretizzati attraverso la sovrapposizione di oggetti evocativi che ne scongiurano il destino di oblio. L’installazione Archeologie senza restauro (2014) attinge allo sterminato archivio degli scatti che Guerzoni e l’amico fraterno Luigi Ghirri realizzarono negli anni ’70 durante le loro peregrinazioni per la campagna modenese in cerca di rovine contemporanee e luoghi abbandonati. Stampate su scagliola e montate su fragilissimi supporti di gesso disposti sulla parete con l’essenziale eleganza di un cielo zen, le immagini coinvolgono lo spazio circostante nella consacrazione della memoria che diventa materia.

Dalla ricognizione e rielaborazione dell’operato giovanile nascono inoltre le due Stanze (2014) che testimoniano l’evoluzione in senso scultoreo dei ritratti fotografici d’interni su cui l’artista sedimentava concrezioni materiche. La fotografia qui è occultata dalla struttura in gesso che la racchiude rendendo tangibile la solitudine di luoghi disabitati dal ricordo che si possono solo intravedere attraverso gli squarci del contenitore. In quest’ulteriore rielaborazione del medium fotografico prende corpo un’immagine in procinto di diventare altro che investiga le soglie della rappresentazione  con una nuova fisicità stratificata. Dall’interdizione dello sguardo hanno origine anche le due Grotte (2014), lavori tridimensionali ispirati alle pitture preistoriche in sterco e grasso della Grotta dei Cervi di Porto Badisco, murate dopo la scoperta per preservarne l’esistenza. Ripercorrendo idealmente la memoria antropologica nel tentativo di ricostruire e immaginare i decori sepolti per sempre assieme alle ambizioni e ai pensieri che li plasmarono, Guerzoni  con le due strutture di gesso e carta in precario equilibrio, riflette sulla natura transitoria dell’opera d’arte. L’eloquenza della pittura ritorna negli Strappi d’affresco (2012-2014), grandi tele su cui si accumulano stratificazioni di materiali sovrapposti: velo, gesso, stucco e cocci sembrano comporre una mappa di occultamenti ed emersioni che interpreta il tempo come profondità e sedimentazione. Dallo sgretolarsi delle superfici in rovina affiora l’intensità cromatica dei livelli sottostanti che conservano intatta l’emozione di un ritrovamento ancora palpitante di vita.

Appassionato di Calder e Calzolari, l’artista ha inserito congegni nascosti, da lui definiti segreti, all’interno di una Grotta e uno Strappo d’affresco: i leggeri movimenti di una carta sporgente e di un pendolo di stucco si mimetizzano con gli spostamenti d’aria di una stanza affollata, indirizzando al visitatore attento un criptato ammonimento percettivo sullo scorrere del tempo. Conclude l’esposizione l’Affresco in corso d’opera (2014), lavoro installativo realizzato appositamente per il MAMbo: una tavola curva dalla parete si protende verso l’osservatore dietro un’impalcatura di tavole lignee tarlate e sconnesse su cui poggiano altri legni pigmentati e cocci archeologici. Tutto è abbandonato, come se l’autore avesse interrotto la sua opera lasciando al sedimentarsi del tempo il compito di propagarne l’irresolutezza in un ideale ricongiungimento della sua memoria personale con la millenaria storia dell’uomo. L’impalcatura infatti, soggetto privilegiato di specifiche campagne fotografiche realizzate assieme a Ghirri in gioventù, continua a esercitare su di lui la propria potente fascinazione, che acquisisce qui una connotazione temporale attraverso le differenti torniture dei pali che ne compongono la struttura.

The exhibition of Guerzoni, conceived as immersive environment in which the different techniques he adopted during his career are enriched with new checks, brings out the autonomy of his artistic focus on the fascination of the objects subject to time, inserting in a broader route survey on the values of painting initiated by the temporary presence of the Museo Morandi in the frame of the MAMbo.

Info: MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Via Don Minzoni, 14 Bologna
19 dicembre 2014 – 19 aprile 2015

Franco Guerzoni, Archeologie senza restauro, 2014. Stampa su gesso e scagliola, cm 28 x 48

Franco Guerzoni, Antropologie, 1976/78. Stampa fotografica e coccio, cm 23 x 23

Franco Guerzoni, Affresco in corso d’opera, 2014. Stucchi e pigmenti in polvere su tavola curva e legni pigmentati, dipinto: 212 x 158 cm; struttura in legno: 200 x 100 x 200 cm


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