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Geert Goiris. Il Sublime Contemporaneo.

Geert Goiris. Il Sublime Contemporaneo.

Una delle mostre più interessanti del circuito ART CITY Bologna 2019, rassegna che prolunga i propri appuntamenti anche oltre la settimana di Arte Fiera, è la personale del fotografo e videomaker belga Geert Goiris (Bornem, BE, 1971. Vive e lavora ad Anversa) attualmente in corso nel Salone della Banca di Bologna a Palazzo De’ Toschi. La mostra — composta da una selezione di stampe fotografiche di diverso formato, uno slide show e una video installazione multicanale — si presenta come un ambizioso allestimento ambientale, firmato dall’architetto Kris Kimpe, in cui lo spazio è scandito da moduli espositivi esagonali, alcuni chiusi, altri aperti e accessibili, che ospitano sulle proprie pareti o al loro interno fotografie o immagini in movimento.

Il titolo della mostra, Terraforming Fantasies (“Fantasie di terraformazione”), allude alle avveniristiche speculazioni sul futuro dell’umanità che considerano la possibilità di rendere altri pianeti simili alla Terra, e dunque abitabili per gli esseri umani, alterandone chimicamente l’atmosfera. Quest’ipotesi oggi ancora fantascientifica rivela la nostra profonda inquietudine per la minaccia dell’imminente catastrofe ecologica che potrebbe estinguere ogni forma di vita sulla Terra. L’allestimento, composto da una costellazione di oggetti ermetici, immerge lo spettatore in un’atmosfera di estraneità che amplifica le sensazioni suscitate dalle immagini e insinua l’idea di una colonizzazione forzata dello spazio.

La ricerca fotografica e video di Geert Goiris, pur senza escludere gli interni e la figura umana, si concentra soprattutto sul paesaggio. Sia che catturi nelle sue immagini siti ai confini del mondo (dall’Antartide al deserto vulcanico di Dancali, in Etiopia), sia che si concentri su luoghi familiari, Goiris li fa apparire sospesi ed enigmatici, come se appartenessero a un altro pianeta. Gli scatti hanno luogo soprattutto durante le ore del tramonto, nell’ora incerta in cui la luce inizia a declinare, e per questo le immagini appaiono sempre nitide ma avvolte da un’impalpabile bruma che evoca un’inquietante realtà parallela, una sorta di replica artificiale e post-umana del nostro mondo. I panorami mozzafiato o i suggestivi dettagli ambientali fotografati da Goiris, a prima vista chiaramente leggibili e impeccabilmente impaginati dal punto di vista compositivo, se guardati attentamente fanno deflagrare l’alterità riportando a galla il rimosso dell’ecosistema globalizzato contemporaneo, la cui sussistenza si basa su un fragilissimo equilibrio tra vita, morte, mutazioni genetiche e ibridazioni artificiali.

In occasione dell’opening della mostra l’abbiamo intervistato per approfondire le ragioni del suo lavoro.

Guardando le immagini di questa mostra come prima impressione intuisco che sei un viaggiatore e che non ti interessano molto gli esseri umani …
Mi interessano anche gli esseri umani ma li vediamo già molto spesso nelle fotografie, quindi nei miei lavori ho scelto di mostrare più natura, edifici e paesaggi.

I paesaggi naturali e urbani al centro dei tuoi scatti appaiono avvolti dallo stesso mistero. Qual è il collegamento tra i differenti luoghi che ritrai?
È una specie di contrappunto perché se mostri solo la natura potrebbe sembrare l’ostentazione di una specie di trofeo, come se volessi dire “Guarda sono stato in questo posto fantastico!”. Penso che il tipo di rappresentazione stereotipata che si trova sui giornali, come la figura solitaria sulla roccia per parlare di isolamento, sia più simile a una performance, è una visione superficiale. Al contrario, ho bisogno di avere l’interno come contrappunto all’esterno perché per me sono entrambi nello stesso umore, tensione e mistero. Inoltre, non voglio lavorare solo in un genere, ma toccare diversi tipi di immagini in un modo in cui si possa ancora sentire che il lavoro è connesso. Altrimenti diventa troppo noioso. Non si tratta dell’identificazione di un soggetto (ad es. un animale, un paesaggio, un ritratto), si tratta del suo stato d’animo e della sua tensione interna che si riverbera all’esterno e viceversa.

Pensi che questo mistero sia il segno di qualche futura disgrazia per l’umanità?
Penso che sia una premonizione. È la sensazione che qualcosa sta arrivando e questo sentore cambia la percezione della realtà. Viene dal credere che il futuro sia abbastanza incerto e che dobbiamo fare qualcosa a riguardo, a livello personale ma soprattutto a livello collettivo. Quando fotografo sto guardando la natura nel momento in cui sta per scomparire. È molto diversa dalla natura di 50 anni fa. C’era un concetto diverso: ora stiamo guardando qualcosa che sta scomparendo. Ovviamente tutto ciò non è positivo. Ma non si tratta solo di questo tipo di consapevolezza, perché c’è anche il piacere perverso di guardare qualcosa che sta morendo.

In effetti c’è un forte senso di bellezza in tutte le tue immagini …
Voglio creare immagini che ci spingano a guardarle e allo stesso tempo ci respingano perché questa è la dinamica che trovo interessante, è la dinamica del sublime. Quando ti trovi ai margini del burrone e pensi di cadere, hai paura ma sei anche attratto dal vuoto. È lo stesso tipo di tensione che vorrei suggerire attraverso le mie fotografie. Quindi penso che la sesta estinzione, il fatto che molte specie stiano morendo, la perdita di biodiversità siano il sublime contemporaneo. È qualcosa di ambivalente: senti che succederà qualcosa di molto grave ma allo stesso tempo non puoi fare a meno di rimanere immobile a contemplare ciò che accade.

Quando viaggi per le riprese pianifichi in anticipo i posti da vedere o ti lasci guidare dall’istinto?
Entrambe le cose. A volte vado in un posto specifico e studio e pianifico attentamente i luoghi da vedere, ma spesso vado in un posto di cui non so nulla con la mente aperta a nuove scoperte. Ora non ho più molto tempo perché ho una vita frenetica e ho bisogno di pianificare di più. Ma a volte ho la sensazione di aver bisogno di essere da qualche parte e quando la luce è buona puoi trovare qualcosa di interessante quasi ovunque. Sono attratto da ciò che mi sorprende, è questo che mi fa andare avanti.

Info:

Geert Goiris. Terraforming Fantasies
a cura di Simone Menegoi e Barbara Meneghel
29 gennaio – 24 febbraio 2019
Salone Banca di Bologna – Palazzo De’ Toschi
Piazza Minghetti 4/D, Bologna
Orari di apertura:
giovedì e venerdì: 15-19
sabato e domenica: 11-18
Chiuso lunedì, martedì e mercoledì
Ingresso libero

Geert GoirisGeert Goiris, Albino (2003) Framed archival pigment print 100 x 120 cm

Geert GoirisGeert Goiris, Wetwood (2007) Framed archival pigment print 100 x 127 cm

Geert GoiriGeert Goiris, Erta Ale (2018) Framed archival pigment print  55 x 70 cm

Geert GoirisGeert Goiris, Ecologist Place (2006) Framed Lambda print 100 x 124 cm

Geert Goiris, Blast #3 (2001) Framed Lambda print 100 x 120 cm

For all images: Photo Courtesy Geert Goiris


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