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Giacomo Costa. TIME(e)SCAPES

Giacomo Costa. TIME(e)SCAPES

Inizia così: TIME(e)SCAPES.

Le opere di Giacomo Costa, sulle pareti della Galleria Guidi&Schoen a Genova, non sono semplicemente “mostrate ed esibite”, ma fanno parte di una grande “Megalopoli Contemporanea” (come quelle che riproduce lui), dove la galleria stessa diventa parte integrante dell’opera; un grande ed unico paesaggio che accoglie la sua “nuova” Personale, il suo nuovo modo di presentarsi.

Fino ad oggi le opera dell’artista fiorentino erano solo “istantanee”, fino ad oggi, fermare l’attimo e bloccare il tempo era ciò che serviva a raccontare tutto il suo lavoro dal 1996, dove i fruitori dovevano immaginare una storia dietro quelle fotografie, elaborare un passato, un presente ed un futuro.

I suoi paesaggi esistono sempre, con la loro bellezza struggente ed elegante, ma adesso Costa esplora un nuovo modo di mostrarli e regalarli all’osservatore, adesso porta nel main floor e nel basement della galleria, il suo nuovo progetto: TIME(e)SCAPES.

Adesso le sue opere nel 2018 racchiudono, ancora più di prima, innovazione e contemporaneità, adesso diventano anche “Videobox” (definiti così direttamente dall’artista), un mix di due parole, light box e videomonitors.

In questo progetto non è più “l’attimo” il protagonista, ma bensì il passare del tempo, la mutazione, il cambiamento, il processo di elaborazione dell’immagine; il soggetto nel frame appare ben definito agli occhi dell’osservatore per un lasso di tempo, finché avviene un cambiamento visivo che sposta totalmente lo sguardo e lo confonde, ma molto lentamente, quasi impercettibilmente.

Quello che Costa vuole far emergere non è certo la chiarezza e la “soluzione” di un’immagine o di un enigma visivo, non vuole certo spiegare come sono nati i suoi immaginari e i suoi flashback, vuole solo dare degli indizi, creare un processo di dialogo con chi guarda, vuole alterare le apparenti “certezze”.

Come sempre propone immagini che provocano inquietudine, malinconia e che stimolano l’osservatore a porsi delle domande.

Grandi città, montagne immense, vulcani e in generale tutti i suoi scenari e il suo immaginario, appaiono mutanti agli occhi di chi guarda; esattamente “appaiono”, perché in fondo, nulla cambia veramente, tutto ritorna com’è, ed è esattamente questo che l’artista vuole mostrare, questo di cui ci vuole convincere, i suoi landscape sono tanto reali, quanto artificiali.

Anche in questa personale, come da sempre, la ricerca di Costa nasce dall’urgenza di voler riflettere sul rapporto che c’è tra uomo e l’ambiente circostante, dove l’architettura e la natura sembrano crescere talmente tanto da soffocare il territorio che li ospita, come se lo inghiottisse, esaltando il tutto con le sue forti linee prospettiche.

Esiste un percorso ciclico che parte dalle prime opere del ’96, fino alle ultime produzioni in cui non c’è mai una soluzione del problema, non esiste mai né un punto di partenza né un punto di arrivo, ma una continua evoluzione; non solo visioni catastrofiche ma un’analisi degli elementi della società che stanno fortemente determinando il nostro periodo storico. Nelle sue opere mostra quelle che potrebbero essere le conseguenze dei nostri atti, se noi continuassimo a muoverci in una specifica direzione; paesaggi e città, natura, sono metafore dei comportamenti degli uomini, una natura che con la sua forza, sovrasta il tempo e invade lo spazio, una forza metafisica, metaforica.

La sua non è una rivoluzione, ma una dichiarazione, una confessione di qualcosa che potrebbe esistere, la natura in queste opere è sovrana e si interseca all’uomo come un abbraccio a tratti morbido, a tratti duro, una doppia impronta che segue tutti i suoi scenari.

Dal punto di vista formale, nei suoi lavori l’artista pone al centro di tutto il “contrasto”: da una parte quello netto dei chiaroscuri, dall’altra quello netto che si percepisce tra una sequenza visiva ad un’altra, nei Videobox. Tutto quello che appare in un processo di cambiamento è solo illusione, tutto quello che appare è un ritorno sempre al punto di partenza, all’origine, all’essenza delle cose e alla ricerca costante del proprio IO attraverso paesaggi che alterano ma solo apparentemente, la percezione visiva.

Tutto ritorna come in partenza: TIME(e)SCAPES.

Benedetta Spagnuolo

Info:

Giacomo Costa – TIME(e)SCAPES
Galleria Guidi&Schoen Arte Contemporanea
Centro Storico – Piazza dei Garibaldi, 18r – Genova
6 Ottobre-17 Novembre 2018
Dal martedì al sabato 10.00-12.30 / 16.00-19.00

Giacomo Costa-TIME(e)SCAPES, installation view at Galleria Guidi&Schoen Arte Contemporanea ph courtesy Francesco Arena ©2018

Giacomo Costa-TIME(e)SCAPES, installation view at Galleria Guidi&Schoen Arte Contemporanea ph courtesy Francesco Arena ©2018

Giacomo Costa-TIME(e)SCAPES, installation view at Galleria Guidi&Schoen Arte Contemporanea ph courtesy Francesco Arena ©2018

Giacomo Costa-TIME(e)SCAPES, installation view at Galleria Guidi&Schoen Arte Contemporanea ph courtesy Francesco Arena ©2018

Giacomo Costa-TIME(e)SCAPES, installation view at Galleria Guidi&Schoen Arte Contemporanea ph courtesy Francesco Arena ©2018


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