Andrea Santarlasci. In Segreto

«Ora voi state cercando il segreto… ma non lo troverete,
perché in realtà non state davvero guardando.
Voi non volete saperlo. Voi volete essere ingannati.»1

Negli anni la ricerca condotta dal Centro per l’Arte Contemporanea Casa Masaccio, realtà diffusa nel tessuto urbano di San Giovanni Valdarno, ha promosso alcune delle più interessanti iniziative tematiche della penisola contando, in merito, su budget molto ridotti rispetto a compagini omologhe: senza puntare l’indice onde evitare futili divagazioni, è fattuale notare la buona condotta di Casa Masaccio, un’indagine sostenuta da acute intuizioni e volontà coriacea.

Già ospite d’eccezione della contrada aretina2, Andrea Santarlasci coglie l’occasione di spaziare per i locali a disposizione con una personale capace di unire suggestione ad echi filosofici e letterati. La mostra In segreto, curata da Saretto Cincinelli, fresca di proroga fino al 15 marzo 2020, concentra il nucleo espositivo principale nei tre piani di quella che fu la casa natia di uno degli iniziatori del Rinascimento, avvalendosi, tuttavia, della doppia locazione di Palazzo Corboli, attuale sede della Biblioteca Comunale, per l’opportuna installazione sotterranea creata ad hoc dall’artista.

Partendo proprio da quest’opera, Le nostre invisibili memorie (2019), un massiccio cubo giallastro sollevato da terra, costruito con svariate cassette da scavo da dove riaffiorano reperti archeologici (come ossa, cocci e suppellettili), si configura una traccia ben definita nella lettura dell’evento, ricca di empiti danteschi3. Il percorso anabasico della mostra, non è mosso da forzature ma risulta inevitabile, per struttura fisica del luogo ed altresì per la calibrata induzione dell’allestimento, capace di accrescere desiderio voyeuristico e di sospingere dinamicamente alla fruizione: persino la performance recitativa culminante all’ultimo piano del palazzo porta gli spettatori a un inconscio moto circolare! Questa relazionabilità con il pubblico è la forza dell’arte di Santarlasci, sulla scia di un dichiarato apprezzamento per Eraclito4 e l’utilizzo di archetipi romantici oltremodo adatti a conciliare il momento storico attuale.

Doveroso sottolineare il debito filosofico che la ricerca dell’autore pisano ha con il concetto di Tempo, riproposto anche in questa occasione nel suo carattere precario, sospeso. Proprio sulla sospensione ruota la peculiarità dell’esposizione, adottata con soluzioni fisiche oppure illusorie: nel primo caso al già citato Le nostre invisibili memorie, si annovera la sorprendente L’altra luce del giorno (2019), un tronco di acacia “miracolosamente” stabile su un appoggio minimo in grado di proiettare un’ombra non sua, mentre una fragile evanescenza viene maggiormente proposta dalle fotografie Sul limite di un’altra soglia (2014) che paiono “alleggerire” l’ambiente, finestrandolo, insieme ai pezzi Thauma (2015) e Aletheia (2016), sintesi visiva dell’oscillazione trasmigratoria di tutte le accezioni lessicali del Tempo, dal sublime all’eternità5.

Santarlasci rivela la dimensione temporale come un corpo mobile, solo apparentemente statico, la cui deformazione, o meglio oscillazione, è sinonimo di Bellezza in quanto forza propagatrice deragliata dal suo corso: suggerisce il curatore Cincinelli la lettura di Derrida6, di come il Tempo sia «out of joint», fuori dagli schemi, per cui non svelato e intimamente anelato. La mobilità con cui ci si deve confrontare, a fronte di un’ambizione all’eternità, è un’ulteriore chiave di lettura della mostra che assume valore intimo e autobiografico dell’autore: è questo «il luogo del segreto»7, la coscienza della mortalità, della durata, in cui tutto esiste e non è più nel medesimo atto.

Luca Sposato

Info:

Andrea Santarlasci. In segreto
fino al 15 marzo 2020
Casa Masaccio Centro per l’Arte Contemporanea
Corso Italia 83, 52027, San Giovanni Valdarno (AR)
055/9126283 – casamasaccio@comunesgv.it – www.casamasaccio.it

[1] M. CAINE, nel ruolo di Cutter in The Prestige di C. Nolan, 2006.

[2] Si ricordano le collettive Something old, something new, something borrowed, something blue, 1999, a cura di Rita Selvaggio e Ripensare il medium: il fantasma del disegno, 2015, a cura di Saretto Cincinelli e Cristiana Collu.

[3] Oltre al tragitto ascendente che persegue l’esposizione, dalla catabasi de Le nostre invisibili memorie all’ultimo piano con il labirinto rettificato, palcoscenico della performance, si evincono forme e soggetti contemplanti un piano metafisico, in particolare, accanto a L’immagine invisibile dei luoghi (2019), installato a parete vi è un ramo che brucia da un lato e diffonde un lieve e rigato fumo nero, pare suggerire i versi:

«Come d’un stizzo verde ch’arso sia
dall’un de’ capi, che dall’altro geme
e cigola per vento che va via,
sì della scheggia rotta usciva insieme
parole e sangue; ond’io lasciai la cima
cadere, e stetti come l’uom che teme.»
(Inferno, XIII 40-45)

[4] Da notare come In segreto crei continui rapporti semantici con la letteratura filosofica, cui Eraclito, definito l’”Oscuro” dai pensatori antichi, sembra incarnare il ruolo di nume tutelare.

[5] Ritornando a Dante, è interessante ricordare quanto il concetto di Tempo sia rilevante nella Divina Commedia, non solo nella ricchezza di significati del lessema, ma in una vera e propria ripresa ontologica, figlia del dibattito aristotelico e agostiniano della sua epoca, sintetizzabile, con molta approssimazione, alla contrapposizione tra tempo in quanto movimento e in quanto eternità. Cfr. E.MOORE, Gli accenni al tempo nella Divina Commedia, traduzione italiana di Cino Chiarini, Sansoni, Firenze, 1900, la voce TEMPO in C. VASOLI, Enciclopedia Dantesca, Firenze, 1970 e in Vocabolario Dantesco, a cura di Paola Manni e Lino Leonardi, 2015.

[6] Cfr. J. DERRIDA e M. FERRARIS, Il gusto del segreto, Roma, 1997.

[7] Ibidem, p. 51.

Andrea Santarlasci, L’altra luce del giorno, 2019, veduta dell’installazione (frammento di tronco di acacia con radice, sabbia di fiume e proiezione video). Foto Andrea SantarlasciAndrea Santarlasci, L’altra luce del giorno, 2019, veduta dell’installazione (frammento di tronco di acacia con radice, sabbia di fiume e proiezione video). Foto Andrea Santarlasci

Andrea Santarlasci, Aletheia, 2016, (dettaglio), acquarello e tempera su compensato, inchiostro e acrilico su vetro e cornice in legno. Foto Nicola Gronchi

Andrea Santarlasci, Lacrimae, 2018, tre stampe lambda. Foto Nicola Gronchi

Andrea Santarlasci, L’attimo che precede la visione, 2005, stampa lambda

Andrea Santarlasci, L’immagine invisibile dei luoghi, 2019, veduta dell’installazione-performance (telai in ferro, lamiere traforate, lampada ad olio, impianto audio). Foto Nicola Gronchi

Andrea Santarlasci, In certi luoghi, oltre l’orizzonte del nostro sguardo, si aprono profondità insondabili e non consumabili, 2015, acquarello su carta, inchiostro e acrilico su vetro, vetro stampato, e cornice in legno. Foto Nicola Gronchi


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