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Dan Shaw-Town. Nel segno dell’incorrettezza della percezione

Nel 1952 fu Michel Tapié, con la pubblicazione dell’omonimo libro, a coniare il termine Art Autre con cui veniva esternata l’idea secondo la quale l’arte, liberandosi dagli schemi figurativi, si esprimeva attraverso forme più o meno leggibili di grovigli, linee e strati di materia, che si rivelavano gradualmente alla coscienza dello spettatore. Questa concezione di un’arte altra vuole essere indicativa di un fare artistico concentrato sull’aspetto dinamico dell’atto creativo, in cui nell’opera si annidano diversamente le azioni del fare e creare, e tutto ciò che avviene incontrollabilmente tra queste due fasi. Tale forma d’arte basata sulla fenomenicità del segno, indipendentemente dal contenuto semantico dello stesso, ha ispirato l’artista Dan Shaw-Town (Huddersfield, UK, 1983), le cui opere sono esposte nella personale Making, Doing & Happening, a cura di Simone Zacchini, presso la galleria 1/9 unosunove di Roma.

La rassegna comprende un corpus di opere ideate appositamente per lo spazio: qui la tela si presenta non come supporto bensì come luogo creativo in cui è possibile ravvisare l’istanza del gesto, caratterizzato da una impulsività che degrada la figuratività, aspetto quest’ultimo che si rivela essere di non primario interesse per l’artista. L’elemento che accomuna le opere in mostra è quello secondo cui, la tela si presenta nel suo aspetto grezzo, cosicché prima dell’atto inventivo non le viene data alcuna base di imprimitura, venendo, allo stesso tempo, lasciata libera di macchiarsi e di assorbire imperfezioni e segni. L’artista, utilizzando in maniera audace tecniche miste – quali la grafite, il pastello a olio, i colori acrilici e in alcuni casi il grasso – traccia stati di forte tensione segnica, che si traducono in forme esplosive e incorrette, come se le tele fossero frutto di una forma di happening bloccato per sempre. Alla base v’è una idea di contaminazione dell’atto pittorico che diventa espressione di un processo diametralmente opposto, ovvero privativo, ma al contempo inclusivo: nel primo caso ampi spazi di tela grezza sono liberi e privati da ogni forma, nel secondo, invece, l’opera è espressione di un vigore azionista in cui un incendio deflagrato di scintille fa esplodere robuste nebulose di colori e segni aggrovigliati.

In questa forma di esaltazione del gesto si racchiude l’intenzionalità di voler stimolare la percezione dello spettatore, il quale viene invitato a decifrare gli aspetti più pregnanti dell’immagine. In altri termini si avvia un processo di lettura lento e meditato; nei lavori, infatti, emergono indizi figurativi che in un dispiegamento fenomenologico e percettivo rimangono comunque incastrati nella matassa di linee in continua congiunzione. Questi segnali lasciano libero lo spettatore da ogni interpretazione figurativa, tale da sviluppare, secondo le parole del curatore “una nuova dimensione sensibile in cui la riflessione sulla dimensione temporale dell’esperienza visiva/interpretativa ingloba la spazialità dell’opera”. L’origine dell’immagine, si pone così, sul filo dell’equilibrio intuitivo, che volendo utilizzare a tal proposito l’affermazione del filosofo Maurice Merleau-Ponty relativamente al concetto di percezione, è da considerarsi come una “sensazione pura [che] consisterà nell’esprimere uno choc indifferenziato, istantaneo e puntuale[1].

Sulla scia di quest’ultima riflessione giova domandarsi, cosa racchiuda un’opera così apparentemente caotica e visivamente corrosiva: sicuramente la sensazione di uno stato emotivo e percettivo, stando alle parole di Ponty. Rimane utile ricordare come tutta la produzione artistica precedente di Dan Shaw-Town era caratterizzata dall’uso dell’alluminio segnato da un impianto di griglie geometriche ben scandite. Questo tipo di ricerca è mutata in un momento di sviluppo del suo percorso artistico caratterizzato da un forte stato emozionale che è coinciso con il suo trasferimento dall’ambiente cittadino frenetico di Brooklyn all’area della campagna di Long Island.

L’antecedente produzione di Dan Shaw-Town, caratterizzata come è stata dalle più varie forme geometriche, ha costituito il retaggio da cui è scaturita l’attuale produzione in mostra; è lo stesso curatore Simone Zacchini a farlo notare quando chiarisce che nelle opere in via d’analisi v’è “la presenza di una geometria euclidea che convive assieme ad intrecci segnici”. Tuttavia, il freddo alluminio, come già accennato, materia primaria posta in lavorazione nel primo periodo creativo, compare anche in questa ultima produzione, più specificatamente nelle cornici delle opere, tutte accuratamente preparate e saldate dall’artista, tanto da indurre un singolare dialogo tra la materia calda e grezza della tela con il freddo metallo.

Non va sottaciuta, in fine, la circostanza che ci fa osservare come le opere rappresentino un luogo d’accadimento e d’incursione in cui nulla dell’azione creativa viene nascosto, tant’è che in alcune parti delle tele sono ravvisabili i segni lasciati dall’artista durante l’atto dell’intelaiatura nelle cornici in alluminio. Inoltre, nel percorso espositivo, come forma di discontinuità rispetto alle altre opere esposte, l’opera intitolata Wandering Through the Sea si presenta allestita liberamente sulla parete, secondo una scelta curatoriale, sicché Zacchini giustifica tale esperimento come essa sia “l’unica opera in cui lo spazio circostante refluisce fino ad implementarlo in maniera propulsiva”.

Volendo chiudere queste note, appare possibile affermare che gli impulsi creativi di Dan Shaw-Town si presentino come azioni volti a completare, ma anche rovesciare, lo spazio secondo un inspiegabile rebus in cui la figurazione è sempre inghiottita dall’apparenza: ne risulta, dunque, una incorrettezza visiva che cattura nel visitatore l’istante della percezione.

Maria Vittoria Pinotti

[1] Maurice Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, Bompiani, Giunti Editore, 2017, p. 24

Info:

Dan Shaw-Town. Making, Doing & Happening
A cura di Simone Zacchini
9 aprile – 22 maggio 2021
1/9unosunove, via degli specchi, 20, 00186, Roma
Orari di apertura: martedì – sabato dalle 14.00 alle 19.00
Tel. +39 06 9761 3696
gallery@unosunove.com | unosunove.com

Dan Shaw-Town, Making, Doing & Happening, installation view presso 1/9unosunove, foto di Giorgio Benni, courtesy: the artist e 1/9unosunove

Dan Shaw-Town, Wandering Through the Sea, 2020, grafite, pastello a olio, stick di vernice, acrilico su tela, 244 x 213 cm, foto di Giorgio Benni, courtesy: the artist and 1/9unosunove

Dan Shaw-Town, Burning Leaves, 2021, grafite, pastello a olio, stick di vernice, acrilico e grasso su tela montata su pannello, cornice d’acciaio dell’artista, 184 x 123 cm, photo by Giorgio Benni, courtesy: the artist and 1/9unosunove


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