Raphael Hefti. Salutary Failures

Le dimensioni, ci dice la storia dell’arte hanno  importanza: un affresco è un affresco e una miniatura è una miniatura, un gioiello sta al polso o al collo e un monumento deve confrontarsi con la dimensione urbana. Che poi questo monumento stia a cavallo o seduto o semplicemente indichi un gestaccio, ciò è parte del contenuto che vuole esprimere. Raphael Hefti parte da queste considerazioni. Non che tutta la sua arte sia necessariamente grande, o che consideri la monumentalità superiore all’intimità delle piccole cose, ma in un’epoca in cui i social media ci bombardano di immagini, Hefti ritiene che sia essenziale per l’arte superare ciò che può avere significato anche su uno schermo digitale. E crede che sia fondamentale provocare proprio il tipo di meraviglia e disagio che lo schermo non può trasmettere.

Si potrebbe dire che il suo lavoro (per assurdo) sia alla ricerca di un “sublime quotidiano”: lo trova nei fenomeni e negli oggetti più ordinari, osando oltrepassare i limiti imposti dall’oggetto stesso che viene preso in esame. I risultati di questo approccio possono essere riscontrati nella mostra di Hefti alla Kunsthalle Basel, la più grande mostra istituzionale del suo lavoro fino a oggi allestita. Comprende più di 27 tonnellate di sabbia nera pressate in una serie di monoliti irregolari e spaventosi (alcuni con canali irrorati di alluminio fuso, altri con rigonfiamenti simili a lava); 600 chili di bismuto liquefatto e poi indurito, scintillante come un paesaggio panoramico cangiante; travi multiple realizzate con la lega metallica X6CrNiTi18-10 sottoposte – nel corso di otto anni – a sbalzi di temperatura estremi che simulano circa 5mila anni di invecchiamento naturale; più di una dozzina di “dipinti” astratti su fogli di alluminio di diverse dimensioni prodotti attraverso un processo di corrosione semicontrollata causata da ripetute esposizioni a bagni di acidi e pigmenti; e 15 fiale di vetro lunghe quattro metri che racchiudono vari gas nobili, elettrificate per offrirci uno sfarfallio spettrale.

Tutto ciò può essere bello oppure inquietante? Ci mette in moto le sinapsi del cervello o semplicemente ne siamo ricacciati? Certo è che non solo con questa mostra, ma come tensione generale, l’autore ha la propensione a saggiare i limiti del possibile, vuole giocare sulla tensione estrema, rischiando una rottura di ogni consolidato equilibrio.

Questa mostra non fa eccezione: il peso di alcune delle sue opere sfida i limiti strutturali dello storico edificio della Kunsthalle di Basilea, e l’elettricità che scorre attraverso le sculture “luminescenti” paventa il rischio di un cortocircuito. Ma c’è un altro modo di considerare le sue opere, ed è quello delle loro qualità formali, il modo in cui si confrontano e ribaltano i principi del minimalismo, che trova bellezza nel rigore delle geometrie e nella perfezione e lucentezza delle forme prodotte industrialmente. L’attrazione dell’arte di Hefti, al contrario, sta nell’imperfezione, nelle superfici scavate, negli effetti imprevedibili, sebbene le sue opere in vetro possono richiamare alla mente le sculture di luce fluorescente di Dan Flavin.

E se alcuni dei pezzi di Hefti a prima vista sembrano detriti di un cantiere edile o, in alternativa, esperimenti falliti di laboratorio, studiarli da vicino ci può far vedere in essi le meraviglie della natura, l’irregolarità del caso e lo strano e ordinario sublime che il confronto dei materiali con la pressione o il calore o l’elettrificazione possono produrre. Se i processi di produzione innati al capitalismo sono, come sappiamo, fondati sull’espropriazione, sullo sfruttamento del lavoro e sull’estrazione di risorse ai danni di popoli inermi, l’arte di Hefti mira a spostare il punto di vista. Il suo lavoro fa affidamento su una certa generosità, sulla curiosità e salti di fede, su intense collaborazioni, su un lavoro non alienato, e spesso il materiale che impiega è del tutto estraneo alla storia dell’arte.

Raphael Hefti è nato nel 1978 a Boudevilliers; vive e lavora a Zurigo. Davanti a sé ha ancora una lunga carriera.

Info:

9 ott 2020 – 3 gen 2021
Raphael Hefti
“Salutary Failures”
Kunsthalle Basel
Steinenberg 7
+41 612069900
info@kunsthallebasel.ch

Raphael Hefti, installation view, Salutary Failures, Kunsthalle Basel, 2020, view on Message Not Sent, 2020 (detail). Photo Gunnar Meier, courtesy the artist and Kunsthalle BaselRaphael Hefti, installation view, Salutary Failures, Kunsthalle Basel, 2020, view on Message Not Sent, 2020 (detail). Photo Gunnar Meier, courtesy the artist and Kunsthalle Basel

Raphael Hefti, installation view, Salutary Failures, Kunsthalle Basel, 2020, view on Polycrystalline Horticulture, 2020 (detail). Photo Gunnar Meier, courtesy the artist and  Kunsthalle Basel

Raphael Hefti, installation view, Salutary Failures, Kunsthalle Basel, 2020, view on Dr. Sattler: So, what are you thinking? Dr. Grant: We’re out of a job. Dr. Malcom: Don’t you mean extinct?, 2020. Photo Gunnar Meier, courtesy the artist and Kunsthalle Basel


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